Dopo un processo per furto di legna in un bosco, denuncia il vicino per calunnia
L’imputato, proprietario di un terreno nel Monregalese, è stato assolto. “Tra noi c’era un accordo per l’usucapione” sostiene l’autore della querelaDue vicini in lite, entrambi a processo in tempi diversi: uno per furto, l’altro per calunnia. Succede in una località della campagna monregalese, per questioni legate all’utilizzo di un terreno boschivo di proprietà di G.M., l’uomo querelato dal vicino che lui aveva a sua volta denunciato.
“Sono stato accusato di furto da innocente” ha affermato la persona offesa, un 76enne residente a Niella Tanaro. Tutto per aver tagliato tre alberi: “Da trent’anni usufruisco di quel bosco per far legna per la mia abitazione, all’incirca 150-200 quintali l’anno”. Finché il proprietario era il padre di G.M., ha assicurato il 76enne, non c’era mai stato nessun problema: “Con lui ero in ottimi rapporti, ci vedevamo quasi ogni giorno. Mi aveva venduto una proprietà insistendo perché venisse inserito anche il bosco, nonostante io non ne sentissi l’esigenza perché venivo dalla città”.
Il vecchio proprietario, anzi, si sarebbe anche recato più volte da lui per mostrargli come fare legna. Una circostanza confermata dall’ex moglie dell’uomo, costituitosi parte civile: “Veniva lui stesso per aiutarci e per insegnare a mio marito quali alberi fossero da tagliare e quali no”. A fronte di tutto questo, si era deciso di aspettare che maturassero i tempi per l’usucapione: “Dopo la morte del mio vicino ho avviato la procedura, incontrando G.M.: sapevo che a lui e alla sorella il bosco non interessava. Poi è arrivata la denuncia e ho dovuto affrontare un processo: è stata una notizia inaspettata, eravamo già d’accordo per concludere e dovevamo solo definire i dettagli dell’usucapione”.
Il processo penale si è poi concluso con un’assoluzione, mentre in sede civile la procedura di usucapione è stata respinta. “Sono andato in depressione, prendevo farmaci perché non riuscivo a dormire” ha spiegato il 76enne. Di qui la decisione di denunciare il suo “persecutore”: una querela archiviata dalla Procura ma per cui il gup ha disposto l’imputazione coatta. In sede di discussione, il pubblico ministero Alessandro Bombardiere ha chiesto la condanna a un anno e sei mesi: “In denuncia G.M. non ha detto nulla sulle controversie con la parte offesa, nonostante si fosse già costituito in giudizio contro di lui contestando l’usucapione. Il modus operandi dell’imputato, che ha fatto denuncia celando aspetti a lui ben noti, ravvisa un comportamento calunnioso”.
D’accordo sul punto la difesa di parte civile, rappresentata dall’avvocato Ivana Rosso: “Ha costruito ad hoc una falsa realtà dei fatti, utilizzando lo strumento della giustizia a sua discrezione. Il vicino ha dovuto affrontare un processo che gli ha causato patimenti e lo ha privato della sua vita sociale, oltre a pregiudicare l’esito della causa civile”. Di tenore opposto le considerazioni dell’avvocato Gabriele Carazza, difensore dell’imputato: “G.M. ha depositato la memoria unicamente riguardo al fatto storico, che nessuno ha mai negato. C’erano anche altri soggetti che andavano a far man bassa di legname nel terreno tuttora di sua proprietà e le richieste di usucapione sono state tutte respinte”.
Il giudice Marco Toscano ha quindi assolto l’accusato perché il fatto non costituisce reato.
Andrea Cascioli
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