Fermano l’amministratore per parlargli, lui scappa e li denuncia
Il confronto, avvenuto nel garage di un condominio a Prato Nevoso, è costato il processo a una coppia. A chiedere l’assoluzione è stato lo stesso pubblico ministeroTra amministratore e condomini i rapporti possono essere a volte complicati, come senz’altro potrà confermare la coppia proprietaria di un alloggio a Prato Nevoso, finita a processo per violenza privata.
A denunciare i due, G.S. e la moglie M.P., è stato appunto l’amministratore dello stabile, col quale già in precedenza c’era stato da discutere. “Si è parlato di impugnazioni di delibere, di spese per un fantomatico custode che non c’era ma per il quale venivano addebitati costi a dire di alcuni condomini eccessivi” ha riepilogato il pm nella requisitoria. Sempre a detta dei condomini, ha aggiunto, “l’amministratore si è dimostrato essere sfuggente rispetto alle richieste di chiarimenti”.
Sarebbe stato proprio questo il motivo che aveva spinto G.S., avvisato da M.P. che l’aveva visto arrivare, a “rincorrere” lo sfuggente amministratore in un pomeriggio di febbraio del 2020. Quest’ultimo, nel presentare querela, ha raccontato che la signora M.P. gli avrebbe fisicamente impedito di uscire con la sua auto dal garage del palazzo. Una versione smentita dai due imputati e dalla figlia di G.S., testimone dei fatti. La ragazza ha riferito di aver sì visto l’auto di famiglia fermarsi in garage, ma solo perché M.P. aveva difficoltà ad aprire il lucchetto del suo box. Tanto che proprio all’amministratore si era rivolta in un primo momento per chiedere aiuto.
Solo in un secondo tempo sarebbe sopraggiunto G.S., il quale si era avvicinato a sua volta per avere chiarimenti circa la faccenda del custode: “Alla richiesta di fornire un contatto con il custode, lui aveva risposto dicendo ‘lo sai benissimo che il custode non c’è’, poi aveva messo in moto l’auto allontanandosi a grande velocità”. Della vicenda sarebbe stata testimone anche un’altra persona, estranea alla famiglia.
“Checché ne dica l’amministratore, nessuno gli ha impedito di andarsene: se proprio si fosse sentito ‘braccato’ sarebbe comunque potuto passare dall’uscita di emergenza” ha sostenuto il pubblico ministero Davide Fontana, giustificando la richiesta di assoluzione con formula piena per entrambi gli imputati: “Non è violenza privata cercare un dialogo con un amministratore un po’ sfuggente, nel momento in cui lo si ha a portata di mano, senza fermarlo con la forza fisica né minacciarlo”. “Tutti confermano che l’auto di M.P. stava entrando nel posto assegnato, ma il lucchetto che reggeva la catena era bloccato” ha rimarcato l’avvocato Mario Vittorio Bruno, difensore dei due imputati: “Il transito dell’auto dell’amministratore non è mai stato impedito, lo conferma lui stesso con le sue dichiarazioni”.
Prevedibile, a questo punto, il verdetto di assoluzione per insussistenza del fatto pronunciato dal giudice Mauro Mazzi.
a.c.
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