Frabosa Sottana, a processo per una ‘vendetta incendiaria’ contro l’amico
La gelosia sarebbe all’origine dei due roghi appiccati alle proprietà di un taglialegna 50enne: ‘Amavamo la stessa donna, ma non avrei mai sospettato di lui’Due incendi nel giro di un mese e mezzo, l’ultimo dei quali aveva rischiato di distruggergli la casa. E prima ancora una serie di sabotaggi a un trattore di sua proprietà, dove era stato versato del cemento nei tubi dell’olio. Eppure lui, un taglialegna frabosano di 50 anni, dice di non aver mai capito chi potesse odiarlo tanto: “In paese ce l’hanno tutti con me. Non me la sentivo di accusare nessuno”.
Di certo, aggiunge, non pensava che il misterioso piromane potesse essere un suo amico di vecchia data: G.S., operaio 48enne, si trova ora a rispondere del reato di incendio in concorso. Secondo il pm Giulia Colangeli sarebbe stato lui ad appiccare sia il rogo che il 31 gennaio 2018 aveva distrutto un trattore di proprietà del suo amico e occasionale datore di lavoro, sia quello che il 15 marzo successivo aveva avvolto altri due mezzi agricoli e la facciata di un’abitazione in frazione Miroglio, nel comune di Frabosa Sottana.
Il motivo scatenante sarebbe da ricercarsi nella relazione sentimentale che entrambi gli amici avevano intrecciato con una donna di Magliano Alpi. Lei affermava di aver subito vari dispetti e addirittura un furto commissionato dal boscaiolo di Frabosa, che dal canto suo ha respinto qualunque sospetto: “L'avevo conosciuta anni prima tramite un annuncio dove si presentava come massaggiatrice, ma la nostra storia era già finita nell’autunno precedente. Non c’entro niente con quel furto”.
Solo tre giorni dopo il secondo incendio, in un bar del paese, aveva rivisto l’amico e la ex amante: “Lei mi aveva evitato. Con lui invece avevo parlato di quanto era accaduto, mi aveva detto ‘una cosa del genere può succedere solo se hai discusso con qualcuno’”. Nulla però portava a sospettarlo: “Eravamo amici da anni, frequentavo anche sua moglie che mi confidò di aver saputo che lui aveva un’amante”.
A inchiodare i due presunti complici, nel luglio successivo, sarebbero state le riprese video che li mostravano sul luogo del misfatto in occasione del rogo di marzo. Quella ‘vendetta’ era costata circa 60mila euro tra i danni ai veicoli parcheggiati e quelli alla facciata dell’abitazione. Un bilancio che avrebbe potuto essere ben più grave, tenuto conto che nelle vicinanze c’era un magazzino dove il padrone di casa conservava gasolio e altri materiali infiammabili: “Non ce l’ho con nessuno dei due - precisa ora la vittima – voglio soltanto che mi ripaghino dei danni che ho subito”.
Il processo è stato rinviato al prossimo 27 febbraio per ascoltare altri testimoni.
a.c.
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