Gestore di discoteca a processo per un drink a un minorenne, le bariste difendono il locale
L’episodio avvenuto al “Le Fonti” di Garessio aveva portato alla revoca della licenza. Carabinieri e Finanza contestano anche il superamento della capienzaErano state date precise indicazioni di non servire alcol ai minorenni: lo confermano entrambe le bariste che erano in servizio alla discoteca “Le Fonti” di Garessio, la sera in cui un “blitz” di carabinieri e fiamme gialle portò alla revoca della licenza e alla temporanea chiusura del locale.
Per quanto accaduto nel giugno del 2022 è ora a processo G.A., l’imprenditore che gestisce il popolare ritrovo giovanile nel comune della valle Tanaro. All’imputato si contesta di non aver adottato le opportune precauzioni per evitare che i drink alcolici finissero anche nelle mani dei frequentatori con meno di 18 anni. Oltre a questo, una contestazione a parte riguarda il presunto superamento dei limiti di capienza del locale. Tramite una app su telefonino i finanzieri avevano accertato 400 ingressi già prima dell’una, cento in più rispetto alla capienza dichiarata. Dalle verifiche risultavano inoltre 261 biglietti venduti e 400 prevendite.
Una pattuglia di carabinieri in borghese, all’interno della discoteca, aveva sorvegliato per due ore il bancone, prima di identificare “a colpo sicuro” un ragazzino di 14 anni. I militari affermano di aver fatto caso anche alla circostanza che le bariste non chiedevano l’età ai clienti, sebbene non tutti sembrassero maggiorenni. “Ai maggiorenni veniva dato all’ingresso un braccialetto, ai minorenni invece veniva fatto un timbro: anche i biglietti erano di colore diverso” ha spiegato in merito una delle bariste, aggiungendo: “Mi è capitato di servire persone che portavano più bigliettini: ho sempre servito maggiorenni, se poi qualcuno desse i bicchieri ai minorenni non posso saperlo”.
Anche la collega, sentita nell’ultima udienza, ricorda che “era stato indicato su un cartello di non servire da bere ai minorenni e controllare che avessero il simbolo sulla mano”. Questo timbro testimoniava l’avvenuto controllo da parte dei buttafuori all’ingresso. La barista aggiunge di non aver mai maneggiato soldi in quella serata - se ne occupava un cassiere - e di non aver notato l’adolescente poi identificato.
Quest’ultimo verrà chiamato a testimoniare nella prossima udienza, il 1 aprile. “Ho sempre dato disposizioni, sia alla sicurezza che ai baristi, di evitare queste situazioni” ha detto il gestore della discoteca, respingendo le accuse a suo carico.
Andrea Cascioli

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