Guerra sull’eredità milionaria di un ex capitano, nei guai un consulente finanziario
Il cebano è accusato di aver indotto con l’inganno due anziani coniugi di Pietra Ligure a modificare il testamento. I beni sarebbero dovuti andare alla ChiesaSembra un giallo di Maigret la contesa attorno all’eredità di uno stimato capitano di marina di Pietra Ligure (Savona), Domenico Delfino, morto a 92 anni nell’aprile del 2020. Ex presidente della Società Agricola Cooperativa, Delfino era sposato con una signora di famiglia cuneese che oggi ha 87 anni.
A lei, però, non è andato quasi nulla di quel consistente patrimonio che secondo le stime dovrebbe ammontare a circa un milione di euro, tra conti correnti e immobili. “Dopo essere rimasta vedova, una sera mi ha chiamato perché le era arrivata una busta e voleva sapere di cosa si trattasse” ha raccontato in tribunale don Giancarlo Cuneo, parroco della basilica di San Nicolò a Pietra Ligure: “Era il testamento di suo marito, nel quale era scritto che l’erede era un altro e che a lei era lasciata solo una disponibilità liquida e l’usufrutto dei beni”. Quell’altra persona è un consulente finanziario, C.C., classe 1978, originario di Ceva e residente a Vicoforte. Il professionista si trova a processo per circonvenzione d’incapace a seguito della denuncia sporta dalla vedova di Delfino, costituitasi parte civile contro di lui.
L’accusa sostiene che l’imputato abbia indotto con la frode i due anziani coniugi a modificare i termini del testamento. In origine il beneficiario sarebbe dovuto essere monsignor Ennio Bezzone, il precedente parroco di Pietra Ligure, peraltro proprio colui che aveva presentato C.C. alla coppia di amici e parrocchiani: “Ci conosciamo da quando era bambino, siamo entrambi di Ceva. - ha ricordato il religioso - All’epoca lavorava come promotore per una banca ed era incaricato di gestire i clienti nella zona di Loano. Mi chiese se conoscessi persone interessate”. In favore di monsignor Bezzone i signori Delfino avevano stilato un precedente testamento nel 2016, con l’accordo che i beni sarebbero passati prima al coniuge superstite e poi a lui, in cambio dell’impegno ad assicurare loro assistenza: “Avrei preferito facessero un lascito alla parrocchia anziché a me, ma loro si organizzarono a mia insaputa. Quando sono stato trasferito ad Imperia, due anni dopo, ho parlato della situazione con il mio successore don Cuneo. Nei primi tempi, essendoci un onere morale, mi recavo da loro ogni settimana, o lo facevano persone di fiducia”.
Con l’entrata in scena del promotore, sostengono entrambi i sacerdoti, i rapporti con la donna si sarebbero raffreddati. Il capitano nel frattempo aveva subito un ricovero ed era stato messo in casa di riposo a Vicoforte nell’estate del 2019: sarebbe morto un anno dopo, vittima della prima ondata di Covid. “Ricordo di aver cercato di contattare anche C.C. perché non mi sembrava vero ciò che stava succedendo, avevo la massima fiducia in tutti” ha precisato monsignor Bezzone, aggiungendo: “Non ho saputo del cambio di testamento fino alla morte del comandante. È lui la vera vittima di questa vicenda. Aveva sistemato tutto in modo da poter ricevere assistenza fino all’ultimo, invece è stato messo in un istituto dove si è ammalato ed è morto”.
Sulla consistenza reale dell’eredità ha svolto accertamenti l’avvocato di Mondovì nominata tutrice della vedova, in seguito all’interdizione e all’avvio della causa. Non si è trovata traccia dei gioielli di valore che diversi testimoni sostengono di aver visto indosso alla signora in svariate occasioni: la cassetta di sicurezza, rivenuta nell’abitazione principale dei coniugi, era infatti vuota. Altri sospetti si addensano proprio sulla vendita di una casa di proprietà dei Delfino, il cui valore era stato stimato in 500mila euro. Il promotore finanziario e l’agente immobiliare di Vicoforte che lo rappresentava si erano accordati con un possibile compratore per 330mila euro, prima che le indagini bloccassero tutto. All’anziana, però, era stato fatto firmare un contratto incompleto, secondo quanto affermato dall’agente: “L’ultimo capoverso l’ho aggiunto solo in un secondo momento, in ufficio. Ero d’accordo con C.C. che lui lo avrebbe riletto e ne avrebbe dato copia alla signora. Non abbiamo mai parlato di quanto sarebbe spettato a lei sul ricavato”.
L’agente immobiliare ha affermato più volte di non aver mai conosciuto il comandante Delfino. Tuttavia, la perizia sulla casa realizzata nell’ottobre 2019 risultava commissionata proprio dal vecchio proprietario, ancora in vita a quell’epoca: un’incongruenza che il testimone non ha saputo spiegare. Don Cuneo ricorda invece di aver visitato l’immobile insieme all’imputato e alla signora, poco dopo la morte del marito di lei. In quell’occasione l’anziana avrebbe mostrato di non ricordare di aver dato mandato per la vendita e protestato contro quell’iniziativa: “Uscendo, - ha affermato il canonico - ho sentito lui dirle ‘non ti preoccupare, io e te siamo come marito e moglie’”.
L’udienza è rinviata al 17 ottobre per la prosecuzione dell’istruttoria.
a.c.
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