Investì e uccise una donna a Vicoforte, un giovane a processo
Il 24enne marocchino, già soggetto a revoca della patente, era positivo alla cannabis: per il perito non si può stabilire se fosse ancora in stato di alterazioneLa morte di Viviane Babando sarebbe da addebitarsi a “una classica fatalità”, causata dalla scarsa visibilità sulla strada e dall’attraversamento improvviso del pedone. Questo almeno secondo le conclusioni del perito nominato dalla difesa di H.Z., cittadino marocchino residente a Mondovì, all’epoca 24enne.
H.Z. era alla guida della Opel Astra che la sera del 21 settembre 2018 investì e uccise sul colpo la 68enne docente di francese, di fronte al ristorante Rio della Plata di Vicoforte. La vittima, molto conosciuta nel Monregalese come artista della ceramica e persona attiva nel volontariato, aveva appena finito di cenare con la figlia. Inutili si erano rivelati i soccorsi subito prestati da Federico Ferrero, medico ed ex concorrente di Masterchef, che quella sera si trovava nello stesso locale per un evento.
Dai successivi accertamenti era emerso che il conducente della Opel, già soggetto nel 2016 a ritiro della patente per un incidente causato dalla guida in stato di ebbrezza, era sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Circa la velocità dell’impatto, il consulente della Procura Marco Sartini ha ipotizzato che la vettura viaggiasse intorno ai 70 km/h, dunque al di sopra del limite che in quel tratto della Statale 28 è ancora a 50 km/h. Il perito difensivo Giorgio Bertazzoli concorda con questa stima, ma non con le conclusioni relative alla visibilità dall’auto: a suo giudizio, infatti, ancorché la macchina avesse i fari anabbaglianti accesi sarebbe stato impossibile scorgere un soggetto in movimento alla distanza di 70 metri, come affermato nella perizia dell’accusa. “Anche se ci fosse stata un’illuminazione ottimale - sostiene Bertazzoli - il guidatore non avrebbe avuto il tempo di vedere il pericolo, tuttavia l’investimento non è stato frontale ma laterale: segno che il conducente aveva iniziato una manovra per limitare le conseguenze”.
Riguardo allo stato psicofisico in cui H.Z. si trovava al momento dell’incidente ha deposto l’altro perito di difesa, il tossicologo Sergio Pellegrino. Sia nel sangue che nelle urine dell’automobilista erano state ritrovate tracce di cannabinoidi, rispettivamente nella misura di 6,5 nanogrammi al millilitro e 1645 nanogrammi al millilitro. A detta del medico più dell’esame delle urine, non indicativo dello stato di alterazione perché potrebbe rilevare un consumo risalente anche a diversi giorni prima, è indicativa la presenza di THC nel sangue. Tuttavia “per concentrazioni comprese tra i 2 e i 10 nanogrammi vi è la possibilità ma non la certezza di uno stato di alterazione”: in altre parole, secondo quanto affermato dal consulente, non si potrebbe affermare con sicurezza che la precedente assunzione di droghe abbia compromesso le capacità di guida del giovane.
Il prossimo 21 maggio è in calendario l’esame dell’imputato, prima della conclusione dell’istruttoria e della discussione finale.
a.c.
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