Investì un’adolescente sulle strisce. La difesa: “Impossibile vederla”
L’incidente era avvenuto a Mondovì, in via Vittorio Veneto. A provocarlo sarebbe stata la presenza di una “zona d’ombra” nel tratto dell’attraversamentoDi quel brutto incidente lei non ricorda più nulla, se non che era a piedi, vicino casa, sulle strisce pedonali. All’epoca aveva sedici anni e stava tornando da scuola in autobus. Era il 23 ottobre 2018, pochi minuti dopo l’una del pomeriggio: dopo essere scesa dal bus, la giovane aveva incominciato ad attraversare le strisce pedonali, ma arrivata a metà della carreggiata era stata travolta da un’auto di passaggio.
L’investimento avvenuto in via Vittorio Veneto, a Mondovì, le è costato un ricovero in prognosi riservata, poi una lunga riabilitazione prima di poter tornare a scuola a gennaio. Tra i testimoni dell’incidente c’è anche la mamma della ragazza che la attendeva a poche centinaia di metri di distanza: “Una macchina bianca l’ha presa di colpo. Non ero sicura che fosse lei, quando sono corsa in strada me ne sono resa conto: aveva già perso conoscenza”.
Alla guida dell’automobile c’era una signora, R.B., oggi a processo per lesioni stradali gravi. La difesa sostiene che la conducente della Panda bianca non avrebbe potuto avvistare il pedone, malgrado la presenza delle strisce, perché in quel tratto una zona d’ombra - in una giornata di sole intenso - ostacolava la visibilità. La presenza del cono d’ombra è stata confermata anche dal maresciallo Raimondo Cosmo dei carabinieri di Villanova Mondovì, primi ad accorrere sul posto e ad eseguire i rilievi. Il veicolo, ha spiegato il militare, procedeva in direzione di via Rosa Bianca e aveva urtato il pedone “verosimilmente senza variare la propria velocità: non sono stati rilevati segni di frenate”. La velocità ipotizzata sul momento non era lontana dal limite di 50 km/h: “Lo si può desumere dalle informazioni assunte e dal fatto che il veicolo usciva da una rotonda e aveva il sole contro”.
Una circostanza negata sia dalla ragazza investita che da sua madre, invece, riguarda il fatto che la vittima dell’investimento indossasse un paio di auricolari. Uno degli automobilisti che seguivano R.B. in via Vittorio Veneto aveva dichiarato nell’immediatezza che la macchina “non procedeva a velocità elevata” e che “forse non accorgendosi dell’impedimento, non variava minimamente la velocità”. Di fronte al giudice, tuttavia, ha ammesso di non ricordare con precisione i fatti.
Nell’ultima udienza sono stati ascoltati i periti della Procura e della difesa, entrambi concordi nell’affermare che il veicolo doveva viaggiare a una velocità compresa tra i 30 e i 35 km/h. La valutazione, spiega il consulente dell’accusa, è stata effettuata in base alla deformazione sul parabrezza dell’auto e al calcolo del tempo impiegato dal pedone per raggiungere il punto d’urto. Una questione su cui invece permangono valutazioni difformi riguarda la visibilità dell’ostacolo sulla strada: secondo il perito chiamato dal pm, ad un’attenta osservazione il pedone risultava visibile per l’intero tratto, compreso quello in ombra.
Il prossimo 9 maggio è fissata la discussione del procedimento.
a.c.
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