“Io, donna vittima di violenza, difendo un uomo sotto accusa”: la testimonianza in aula
La vicenda riguarda due giovani ex fidanzati: gestivano un bar in valle Tanaro. Lei parla di botte e umiliazioni, ma tra i clienti c’è chi si espone per l’imputatoUn sogno lavorativo per una giovane coppia trasformato in un incubo, almeno per lei. La ragazza, ventenne, ne ha parlato in lacrime davanti al giudice, nel processo per maltrattamenti contro l’ex fidanzato: “Pugni, calci e insulti anche davanti ai clienti” ha raccontato, ripercorrendo le varie tappe nella gestione comune di un bar che aveva scavato un solco insuperabile fra i due, fidanzati da anni. Insieme, a fine 2019, avevano avviato l’attività in valle Tanaro.
“Prima c’erano discussioni normali, come tra tutte le coppie” sostiene lei. Dopo, una sequela di insulti quotidiani e minacce. A volte anche qualcosa di più, secondo l’autrice della querela: “Una volta ha preso il braccetto della macchina del caffè e ha fatto per lanciarmelo”. Un’escalation che sarebbe cominciata quasi subito: “Alcuni clienti avevano chiesto di organizzare un aperitivo per capodanno e sono iniziate queste discussioni. Mi diceva ‘non capisci un c…’”. Le tensioni si erano esasperate durante la chiusura per il Covid, qualche mese più tardi. Lei era scappata, poi si era convinta a tornare: “Diceva che io non riuscivo ad andare avanti senza di lui”.
La denuncia era arrivata solo nell’estate del 2022, dopo che il convivente l’avrebbe presa per il collo al culmine di una lite ancora più violenta del solito: era infuriato perché era tornata tardi da una serata con gli amici, spiega la persona offesa. Lui nega ogni violenza: “Ogni cosa che le dicevo lei la prendeva come un'offesa, era suscettibile. Non le ho mai messo le mani addosso”. I lividi? Era facile procurarseli, sostiene l’accusato, perché il locale era piccolo e capitava di sbattere.
Tra i clienti più affezionati, sentiti come testimoni nell’ultima udienza, c’è chi si espone in favore del giovane, affermando di non aver mai notato niente di strano. “Lui era un po’ più autoritario con i dipendenti, li riprendeva di più” riferisce uno di loro, avventore e amico. Quanto al rapporto tra i due titolari, dice, “l’unica cosa per cui ci siamo preoccupati era il fatto che fossero entrambi molto stanchi”. Un appuntato dei carabinieri in pensione conferma di non aver mai ricevuto richieste di aiuto dalla ragazza: “Se me l’avesse chiesto, visto il lavoro che facevo, sarei intervenuto”. I carabinieri del posto, aggiunge, erano tra i frequentatori abituali del locale: “È il bar del paese”.
La testimonianza più “diretta” è forse quella di una donna, anche lei avventrice quotidiana del bar: “Mi facevano tenerezza - confida - perché erano due ragazzi giovani che lavoravano tanto. A volte li invitavo a casa mia a mangiare, quando chiudevano il bar, perché mangiassero qualcosa di cucinato”. La signora dice di aver anche riparato una giacca della barista. Da lei nessun indizio di maltrattamento, e nemmeno richieste di aiuto. La testimone racconta di aver subito violenze dal marito in passato, per dieci anni: “Se avessi visto qualcosa, da donna maltrattata, avrei chiamato subito i carabinieri”.
Il prossimo 12 maggio è in calendario la discussione del caso.
Andrea Cascioli

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