La nipote accusa la zia di mobbing: “Ho lasciato il lavoro per causa sua”
Le due erano colleghe nella cucina di una mensa aziendale. L’imputata respinge le accuse di maltrattamenti: “Lei era gelosa del mio ruolo”Nessuna offesa, né atteggiamenti di scherno verso una collega che - oltretutto - era anche sua nipote. Lo dice una ex aiuto cuoca monregalese, a processo per mobbing dopo la denuncia di un’altra addetta alla mensa aziendale in cui lavorava.
L’autrice della querela, ex dipendente della Sodexo, sosteneva di essere stata vessata anche in presenza dei colleghi e dei frequentatori della mensa: “Mi derideva dicendomi che ero lenta, cosa per cui invece non avevo mai ricevuto lamentele. Fischiettava per schernirmi e ripeteva di continuo frasi come ‘non sei capace a lavorare’ e ‘non vali niente’, accusandomi di lasciare le stoviglie sporche davanti a chi veniva a mangiare. Al cuoco diceva di continuo che non svolgevo certe mansioni”. La ex collega nega tutto: “Se fosse stato così, non mi avrebbero tenuta in quel posto 42 anni: è successo tutto quando mi hanno nominata responsabile, forse per gelosia”.
I problemi, dice l’imputata, sarebbero iniziati nei turni in cui lei si trovava a sostituire il cuoco: anche perché di norma la zia faceva il turno del mattino fino alle 14, mentre la nipote entrava a mezzogiorno. “In questi casi dovevo dirigere la cucina e il personale e fare da mangiare per 180 persone circa” spiega l’accusata: “Dovevo dire a tutti cosa fare per mandare avanti il lavoro”. Sul suo conto, rileva la difesa, mai nessuna lettera di richiamo da parte dell’azienda. Nessun problema nemmeno con i colleghi o gli operai della ditta che venivano a mangiare: “Conoscevo tutti dopo tanti anni e ho sempre avuto buoni rapporti con tutti”.
Eppure la persona offesa riferisce di aver lasciato quel lavoro perché non sopportava più gli atteggiamenti della zia, con la quale c’erano stati precedenti dissapori in famiglia: “Mi lasciava molto da lavare apposta, a volte addirittura metteva teglie pulite con quelle sporche per dispetto”. Circostanza confermata da un’altra dipendente della mensa: “Aveva preso anche a lanciare le teglie e a fare dispetti che non hanno senso, mettendo teglie pulite tra quelle da lavare”. Dispetti che sarebbero avvenuti “molto spesso” e avrebbero indotto uno stato di prostrazione nella collega: “Piangeva o sbatteva le teglie, quando la zia la istigava. Aveva perso peso e so che era stata dal medico e in mutua, forse era depressa”. Anche altri addetti, ha aggiunto la testimone, se ne sarebbero andati perché maltrattati dalla stessa persona: “Era una cosa insostenibile con tutte. Avevo inviato anche un messaggio vocale al direttore: lui la riprendeva e per un paio di giorni andava bene, poi però ricominciava”.
Il cuoco sostiene al contrario di non aver mai notato particolari angherie, pur essendo a conoscenza dei cattivi rapporti tra le due: “Ogni tanto non veniva svolto un lavoro e la cosa ricadeva sull’altra, c’erano battibecchi su queste cose. Vedevo più spesso la nipote arrabbiarsi e la zia bofonchiare”. “Entrambe si erano lamentate” conferma il responsabile della mensa: “La zia sosteneva che la nipote non fosse abbastanza veloce, viceversa l’altra affermava che lei impartiva troppi ordini”.
Andrea Cascioli
