L’“amico di famiglia” prosciugava i conti di una 56enne disabile: quasi 100mila euro spariti
La triste vicenda di una donna di Garessio. Suo padre aveva messo i conti nelle mani di un amministratore: dopo i controlli sono emersi gli ammanchiSono spariti novantasettemila euro in cinque anni dai conti correnti di una donna garessina di 56 anni, affetta da gravi patologie psichiatriche, e dell’anziano padre, deceduto nel 2020.
Era stato proprio lui ad indicare al tribunale l’amministratore di sostegno che avrebbe dovuto tutelare la sua erede dal punto di vista finanziario: S.B., 74 anni, residente a Vercelli. Una persona fidatissima, lontano parente e amico da una vita, nelle cui mani l’uomo aveva riposto la speranza che - anche dopo la sua morte - qualcuno si sarebbe preoccupato per l’avvenire della figlia. È morto senza sapere che S.B., in realtà, quel futuro lo stava distruggendo.
I primi problemi erano sorti già nel 2016, quando alcune rette della casa di riposo dell’anziano non erano state saldate. L’incidente si era chiuso senza destare troppi sospetti, ma gli intoppi con i pagamenti si sarebbero ripresentati tempo dopo. Da quelle incongruenze sono nati gli accertamenti che hanno portato alla luce un “buco” ingentissimo, anche sul conto cointestato tra padre e figlia. Bonifici e prelievi senza alcuna giustificazione, scoperti dall’avvocato di Ormea Serenella Omero che nel frattempo era subentrata all’“amico di famiglia” come amministratrice di sostegno.
Dalle segnalazioni della professionista sono scaturite le indagini della Guardia di Finanza, coordinate dal sostituto procuratore Francesca Lombardi. S.B. si è ritrovato a dover rispondere di peculato continuato: il gip del tribunale di Cuneo Cristiana Gaveglio, al termine del processo celebrato con rito abbreviato, l’ha condannato a due anni e otto mesi di carcere. Dovrà inoltre versare una provvisionale di 60mila euro in favore della persona offesa, subito esecutiva. Più gli eventuali danni che toccherà a un giudice civile quantificare in un separato procedimento.
Circa le possibilità di recupero del denaro “sparito” è scettica l’avvocato Dora Bissoni, difensore della 56enne. Pare infatti che gran parte del patrimonio sottratto sia già stato dilapidato dall’amministratore infedele, ora interdetto dai pubblici uffici. Una vicenda vergognosa, commenta il legale di parte civile, per le modalità con cui è stata realizzata sfruttando un legame di vecchia data e approfittando dell’assoluta vulnerabilità di una persona disabile: “La sentenza rappresenta comunque un buonissimo punto di partenza e lo riteniamo un giudizio giusto”.
a.c.
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