Lite per il prestito non restituito: uno danneggia l’auto dell’ex collega, l’altro gli ruba il telefono
Per uno dei due protagonisti dell’alterco, avvenuto a Mondovì, è arrivata la condanna. Aveva lesionato il parabrezza di una macchina sferrando un pugnoC’è un litigio per la mancata restituzione di un prestito da mille euro dietro all’episodio che ha portato alla condanna di un italiano residente a Mondovì, G.E., per il reato di danneggiamento. A denunciarlo è stato un ex collega di origine nigeriana, residente a Ceva, con cui lui aveva contratto il debito, senza restituirlo.
A chiamare i carabinieri era stato lo stesso G.E., denunciando di essere stato spintonato: “Aveva mostrato in effetti un’escoriazione all’avambraccio sinistro e alla mano destra” ha ricordato il brigadiere Marco Maglione, riferendo in merito a quanto accaduto nell’agosto 2022. Oltre a questo, l’africano si era allontanato sottraendo il cellulare dell’altro: circostanza confermata di lì a poco dal diretto interessato che, notando la pattuglia del 112, era tornato sui suoi passi. “Raccontava di non aver spintonato G.E., - ha aggiunto il brigadiere - parlando di una lite solo verbale per il prestito non restituito. Mostrava anche una effrazione abbastanza evidente al parabrezza dell’auto che a suo dire aveva provocato l’ex collega con un pugno”. Da parte sua, il presunto danneggiato confermava anche di aver sottratto il cellulare “con l’intenzione di recarsi in caserma a denunciare l’accaduto”. La circostanza del prestito contratto da G.E. e non restituito, in ogni caso, era menzionata da entrambi.
Alla luce di quanto emerso, il pubblico ministero Anna Maria Clemente ha chiesto per l’imputato la condanna a sei mesi di carcere, evidenziando come “la persona offesa ha chiesto più volte a G.E. di restituire il denaro, datogli in diverse occasioni fino ad arrivare alla cifra di circa mille euro”. Secondo il pm, il fatto che l’accusato presentasse una ferita sanguinante alla mano destra “parrebbe compatibile con quanto descritto dalla persona offesa”, cioè con un pugno sferrato sul parabrezza.
La parte civile, rappresentata dall’avvocato Elisabetta Agnello, ha domandato un risarcimento pari a 1.500 euro, comprensivi dei 250 euro che sarebbero stati spesi per la sostituzione del vetro danneggiato. “Evidente come vi sia stata un’attività al limite degli atti persecutori per ottenere la restituzione di queste somme” ha invece sostenuto la legale dell’imputato, avvocato Sofia Bussone: sarebbe stata questa insistenza a far scaturire l’ultimo episodio, “un litigio verbale che forse è sfociato in aggressione fisica da parte della persona offesa”. La circostanza, affermava il difensore, “è confermata dal fatto che lo stesso G.E. ha chiesto l’intervento dei carabinieri: la condotta è incompatibile con l’aver appena commesso un reato”.
Il giudice Marco Toscano ha emesso infine un verdetto di condanna a 9 mesi e 10 giorni di reclusione, con risarcimento di 1000 euro riconosciuto alla parte civile.
Andrea Cascioli

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