Mondovì, a processo dopo la denuncia di un 16enne rapinato in stazione
Il giovane maghrebino avrebbe fermato il ragazzo costringendolo a cambiare i soldi in biglietteria, prima di sottrargli con la violenza il portafoglioAveva appena sedici anni la vittima della rapina che si sarebbe consumata nella tarda mattina del 19 giugno di due anni fa all’interno della stazione di Mondovì.
Il ragazzo, monregalese residente a Savigliano, aveva concordato con un amico la restituzione di una piccola somma di denaro. Transitando nella sala d’attesa aveva incrociato un gruppo di giovani, più o meno coetanei, uno dei quali gli era già noto. Sarebbe stato quest’ultimo insieme a un altro dei presenti, il marocchino K.S., a fermarlo per intimargli di consegnare portafoglio e cellulare: “Io ho detto di no e sono partiti gli insulti. K.S. si è arrabbiato, mi ha afferrato per il collo e sbattuto a terra: diceva ‘tu non hai mai visto uno che si è fatto di crack’”. La presunta vittima ha detto di aver cercato di guadagnare l’uscita sui binari ma di essere stato afferrato per la maglietta e minacciato dalla stessa persona. Costui lo avrebbe costretto perfino ad andare dal bigliettaio per cambiare i soldi prima di consegnarglieli.
“Ho cercato di segnalare al bigliettaio che me li voleva rubare, quando me li ha cambiati mi sono messo a piangere” ha raccontato il giovanissimo. Due adulti si sarebbero a quel punto avvicinati chiedendo ragione di ciò che stava accadendo e sentendosi rispondere da K.S. che aveva sottratto il portafoglio all’altro perché “mi sta sulle …”. Uno dei due uomini intervenuti aveva allora chiamato le forze dell’ordine che però erano sopraggiunte solo dopo che il gruppo guidato da K.S. si era dileguato su un treno in arrivo.
L’appuntato scelto dei carabinieri Alberto Pirovano ha raccontato di essere arrivato verso le 13,20 insieme a un collega e di aver trovato il sedicenne molto scosso. Anche per questo i militari avevano ritenuto opportuno farlo accompagnare in ospedale dove gli erano state refertate ferite guaribili in sette giorni. In seguito lo stesso autore della denuncia aveva riconosciuto in fotografia il presunto aggressore, il quale oltre a strattonarlo al collo gli avrebbe assestato un pugno alle costole.
Una settimana dopo, ha raccontato la parte offesa, il gruppo di cui faceva parte K.S. si sarebbe presentato sotto casa sua con l’intenzione di aggredirlo. In quella circostanza tuttavia il maghrebino non era presente. Il bersaglio di questo “raid” aveva comunque deciso di non dare seguito a tale episodio: “All’epoca non stavo bene, facevo uso di droghe ed ero comunque in procinto di entrare in comunità” ha precisato.
Il giudice ha rinviato il processo al 10 giugno per l’audizione dell’ultimo teste e la discussione.
a.c.
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