Mondovì, un uomo morì in scooter tamponando un’auto: il pm chiede una condanna
L’automobilista si era fermata in strada per una breve commissione. Il 71enne alla guida del motorino morì diversi mesi dopo per le conseguenze dell’incidenteUn incidente dalla dinamica anomala quello su cui il tribunale di Cuneo è chiamato ad esprimersi, nella vicenda che vede un’automobilista monregalese, E.G., imputata per omicidio stradale.
La donna era alla guida della Fiat Panda che il 27 settembre di cinque anni fa venne urtata dal motorino condotto dal 71enne Vincenzo Mondino. L’auto era stata lasciata in sosta sulla carreggiata di via Torino, nel tempo di una breve commissione. La signora non aveva inserito le quattro frecce, tuttavia due auto che viaggiavano nello stesso senso di marcia avevano superato senza difficoltà la vettura ferma. Lo scooterista, invece, non aveva potuto evitare l’ostacolo. Per le conseguenze di quell’urto Mondino sarebbe morto dopo tredici mesi di ricovero: “Era completamente paralizzato ma lucido, è stato per lui un vero calvario” ha ricordato il genero, oggi costituitosi parte civile insieme alla moglie.
Su cosa abbia provocato quell’incidente le versioni sono discordi. La difesa sostiene che lo scooterista si sia distratto, sulla scorta di quanto dichiarato da uno dei carabinieri intervenuti per soccorrerlo: “Non si era accorto dell’auto in sosta e l’aveva tamponata”. I familiari della vittima affermano di averlo sentito descrivere in questi termini l’accaduto: “Disse che due auto avevano superato un veicolo fermo, poi questo si era messo in moto e gli aveva tagliato la strada”. L’automobilista era stata sanzionata con una multa per fermata e rallentamento della circolazione. Anche il guidatore del motorino però era in contravvenzione, nel suo caso per il mancato rispetto della distanza di sicurezza.
Dopo una complessa istruttoria la Procura ha chiesto la condanna dell’imputata alla pena di un anno e sei mesi, più la sospensione della patente come sanzione accessoria. L’avvocato Fabrizio Bracco, patrono di parte civile, ha riassunto così le argomentazioni accusatorie: “L’automobilista avrebbe dovuto prevedere l’evento. Se l’auto non si fosse trovata in quella posizione, l’incidente non sarebbe avvenuto”. Sotto l’aspetto normativo, ha ricordato il legale, al veicolo in sosta si prescrive di non costituire intralcio alla normale circolazione: poco distante c’era uno spiazzo, dove l’auto avrebbe potuto parcheggiare. “I motorini devono tenersi sul margine destro, - ha aggiunto Bracco - Mondino aveva quindi il diritto di pretendere che la sua carreggiata fosse libera”.
“La causa determinante è la disattenzione dello scooterista. C’è anche una colpa specifica, il mancato rispetto della distanza di sicurezza dall’auto che lo precedeva” ha obiettato l’avvocato Pietro Obert, nominato dall’assicurazione dell’imputata. Per il difensore del responsabile civile nulla impediva la sosta in quel tratto, peraltro rettilineo e con un’ottima visibilità: “E.G. non poteva salire sul marciapiede, sarebbe stata in contravvenzione. Poteva invece effettuare una breve sosta in carreggiata”. Anche per i legali dell’imputata, gli avvocati Marco Cuniberti e Federica Mantella, non c’è alcuna violazione da contestare: “L’accusa ha sostenuto che il veicolo stesse ripartendo, ma non ci sono danni sulla fiancata. L’urto avviene sul paraurti posteriore. Se Mondino fosse stato più attento, il sinistro non sarebbe avvenuto”.
Si attende ora il 2 marzo per le repliche e la sentenza del giudice.
a.c.
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