Nessun colpevole per il sentiero della discordia che fa arrabbiare i margari
Il Comune di Magliano Alpi aveva citato in giudizio il gestore della Prato Nevoso spa per un abuso. Un atto di guerra contro gli escursionisti, secondo la difesaL’abuso c’è stato, ma la condanna penale no. Per il giudice Marco Toscano la vicenda del sentiero sull’alpe Seirasso, nell’“exclave” montuosa del Comune di Magliano Alpi, non merita una sanzione ulteriore vista la tenuità del fatto. L’abuso in effetti era stato sanato già dopo l’ordinanza con cui il sindaco maglianese Marco Bailo aveva imposto al gestore della stazione sciistica di Prato Nevoso di cessare ogni attività.
Era il giugno del 2020, quasi quattro anni fa. A motivare l’amministrazione, le lamentele ricevute da uno dei margari della zona. Si denunciava il fatto che su quel tracciato, di norma interdetto alle auto e chiuso con una sbarra, un furgone con un piccolo escavatore avesse effettuato alcuni interventi. “Tutti i territori sopra i 1300 metri sono tutelati, occorreva un’autorizzazione preventiva dal Comune” ha spiegato in aula il sindaco Bailo. Autorizzazione che tuttavia non sarebbe mai stata richiesta, di qui lo stop e la successiva indagine. A processo sono finiti così il rappresentante della Prato Nevoso spa, E.M., insieme a L.T., titolare di una ditta di escavazioni a Villanova Mondovì.
“Spendiamo i fondi per le strade bianche per garantire l’accesso a margari e veterinari, gli altri non possono percorrerla” ha obiettato Bailo nell’aula del tribunale di Cuneo, in veste di testimone. Per la difesa, tuttavia, l’eccesso di zelo dell’amministrazione comunale avrebbe danneggiato gli altri frequentatori della montagna, a partire da escursionisti e mountain bikers. Era per loro che la Prato Nevoso intendeva sistemare il sentiero, svolgendo lavori “di manutenzione”.
Lo ‘sfregio’ arrecato alla natura - ha precisato l’avvocato Mario Vittorio Bruno - è inesistente, perché è certo che di queste opere di manutenzione non vi fosse più traccia dopo poco tempo”. “Bisogna capire che la montagna è di tutti: se ci sono sentieri ci sono delle vette e qualcuno ci potrà passare” ha poi aggiunto il legale, accusando il Comune di aver interdetto agli escursionisti “sentieri cartograficamente previsti dalla Regione”: “Non censuro il comportamento finché non si sostiene, come ha detto il sindaco, che ponendo in essere semplici opere di manutenzione si crei un pericolo: forse lo si è evitato, per gli escursionisti”.
Per entrambi gli imputati la Procura aveva chiesto due mesi di arresto e una sanzione pecuniaria da 12mila euro.
Andrea Cascioli
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