Perde la borsa facendo la spesa e finisce a processo in mezza Italia
A Cuneo la donna doveva rispondere di truffa, con una coimputata: è stata assolta. Tutto nasceva dalla denuncia di una carrucese, vittima di un falso finanziamentoÈ un’odissea iniziata nell’ottobre del 2019, con un malore in strada mentre faceva la spesa e il furto della sua borsa, contenente una carta prepagata. Dopodiché A.S., una signora rumena domiciliata nel Grossetano, a Sorano, si è ritrovata accusata di truffa in vari tribunali dal nord al sud Italia: Terni, Spoleto, Trapani, Ravenna. Tutti procedimenti archiviati, mentre a Cuneo si è arrivati al processo e all’assoluzione.
“La signora è vittima a sua volta della stessa truffa” ha fatto presente l’avvocato Noemi Elisa Di Dio Ciantia, che l’ha difesa nella Granda. Insieme a lei era alla sbarra un’altra donna, M.D.S., trapanese. Erano entrambe intestatarie di carte Postepay utilizzate da un sedicente avvocato per raggirare una trentenne di Carrù, facendole credere che avrebbe potuto ottenere un finanziamento per ristrutturare la sua abitazione. La vittima si è ritrovata a pagare ben 4000 euro, senza nulla in cambio.
“Avevo avuto problemi con la mia banca, quindi ho cercato un finanziamento sul mercato parallelo” ha spiegato l’autrice della denuncia. Sulla pagina di una sedicente Alliance Prestiti, un uomo che spendeva le credenziali di un avvocato di Roma le aveva offerto diecimila euro in prestito a un tasso del 2%. Il problema, ha aggiunto, è cominciato quanto le è stato detto che avrebbe dovuto fare alcuni versamenti su Postepay per “sbloccare la pratica”. Una circostanza sospetta, ma proprio per fugare i sospetti gli artefici della truffa le avevano inviato la documentazione prodotta - in apparenza - dalla banca a cui dicevano di appoggiarsi: “Un istituto di credito francese che aveva fornito documenti con tanto di logo”. Questo accadeva a ottobre del 2019, ma solo a fine dicembre la carrucese si sarebbe accorta del raggiro.
“Sono partiti con cifre di 250 euro, poi sono arrivati agli ultimi due versamenti da 900 e poi 1100 euro” ha dichiarato in aula la vittima. Le giustificazioni? “All’inizio si parlava della necessità di stipulare un’assicurazione, poi del fatto che essendo appoggiati in Francia avrei dovuto pagare alcune tasse per far rientrare i finanziamenti in Italia”. Il sedicente avvocato forniva tutti i dettagli via mail. Quando la cliente aveva comunicato che avrebbe rinunciato all’“affare”, si era passati alle videochiamate su Whatsapp. A quel punto non era più la stessa persona a rispondere: “Sembrava una persona di origine africana. Ma nelle videochiamate si vedeva solo il logo della finanziaria, poi modificato” ha spiegato la persona offesa. Perfino dopo la denuncia aveva continuato a ricevere telefonate dallo stesso numero: “Continuavano a fare proposte di finanziamento, forse senza rendersi conto che fossi la stessa persona che li aveva denunciati”.
Tramite indagini si è arrivati solo alle due intestatarie delle Postepay: il cosiddetto avvocato, mai identificato, le qualificava come “sue colleghe”. Per entrambe il pm Gianluigi Datta aveva chiesto una condanna a un anno e mezzo di reclusione e a 4mila euro di multa: tardiva e poco credibile, sosteneva il rappresentante dell’accusa, la denuncia presentata da A.S. per lo smarrimento della Postepay. Il giudice Emanuela Dufour ha assolto entrambe le imputate per non aver commesso il fatto. Del falso “avvocato”, e dei quattromila euro da lui estorti, nessuna traccia.
Andrea Cascioli

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