Profughi smettono di fare volontariato perché vogliono essere pagati
I fatti a San Michele Mondovì. Il sindaco Michelotti, amareggiato, ha anche scritto al Prefetto: 'È stato come ricevere uno schiaffo in faccia'Da due anni il Comune di San Michele Mondovì ospita, nel CAS di San Paolo, alcuni richiedenti asilo. Nonostante qualche spiacevole episodio verificatosi nel 2016, con il ritrovamento di alcuni chiodi ritrovati nella struttura di località Corti (prima dell'arrivo dei profughi), il processo di integrazione organizzato dalla Onlus 'Nigella' aveva dato i suoi frutti, coinvolgendo i ragazzi in lavori socialmente utili e avendo una buona risposta da parte della popolazione, che aveva iniziato ad accettare la loro presenza. Negli ultimi giorni però, si è registrato più di un problema nel Comune del Monregalese. I richiedenti asilo si sono rifiutati dal fare lavori di volontariato in quanto, per 'lavorare', vorrebbero essere pagati.
Il sindaco di San Michele Mondovì, Domenico Michelotti, amareggiato, ha inviato una lettera al Prefetto, Giovanni Russo, per denunciare la situazione. “Inizialmente il paese mugugnava, c'era una coop che non li seguiva, mentre con l'aiuto dell'attuale gestione i ragazzi venivano in Comune a fare dei lavori di manovalanza – spiega il primo cittadino -. Facevano tre ore a settimana a testa e la gente ha cominciato ad accettarli. Poi hanno lentamente iniziato ad accorciare il servizio e ora non viene più nessuno”. Quando Michelotti ha provato a comprendere le motivazioni, i profughi hanno risposto chiaramente: “Mi hanno fatto capire che secondo loro non era giusto lavorare perché in altri paesi limitrofi nessuno lo fa, mi hanno parlato di 'money', insomma, vogliono essere pagati – considerazioni che hanno amareggiato il sindaco -. Sono molto dispiaciuto perché non voglio mandare a casa nessuno, la mia intenzione era quella di farli integrare: è stato come ricevere uno schiaffo in faccia”. “Non siamo un paese razzista, abbiamo 22 etnie in un paese di duemila abitanti, la questione è un'altra” conclude Michelotti.
Il sindaco di San Michele Mondovì, Domenico Michelotti, amareggiato, ha inviato una lettera al Prefetto, Giovanni Russo, per denunciare la situazione. “Inizialmente il paese mugugnava, c'era una coop che non li seguiva, mentre con l'aiuto dell'attuale gestione i ragazzi venivano in Comune a fare dei lavori di manovalanza – spiega il primo cittadino -. Facevano tre ore a settimana a testa e la gente ha cominciato ad accettarli. Poi hanno lentamente iniziato ad accorciare il servizio e ora non viene più nessuno”. Quando Michelotti ha provato a comprendere le motivazioni, i profughi hanno risposto chiaramente: “Mi hanno fatto capire che secondo loro non era giusto lavorare perché in altri paesi limitrofi nessuno lo fa, mi hanno parlato di 'money', insomma, vogliono essere pagati – considerazioni che hanno amareggiato il sindaco -. Sono molto dispiaciuto perché non voglio mandare a casa nessuno, la mia intenzione era quella di farli integrare: è stato come ricevere uno schiaffo in faccia”. “Non siamo un paese razzista, abbiamo 22 etnie in un paese di duemila abitanti, la questione è un'altra” conclude Michelotti.
Il senatore della Lega Nord, Giorgio Bergesio, riprendendo la notizia pubblicata da un settimanale monregalese, ha commentato duramente su Facebook: “Quando leggo queste news mi vengono i brividi. Ecco perché questa non può considerarsi una vera e sana accoglienza. Questo è puro assistenzialismo a beneficio di chi non crede in un futuro integrato di lavoro, fatica quotidiana e di conseguenza di soddisfazioni come ognuno di noi vive”.
s.m.
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