“Punta” la motosega verso il vicino e poi sposta una telecamera, condannato per minaccia
Tra i due, residenti in una borgata di Roburent, numerosi screzi finiti in tribunale: “La videocamera punta verso casa mia” si è difeso l’imputato a processoSono molteplici le ragioni di contrasto che hanno portato in tribunale due vicini di casa residenti in una borgata di Roburent. L.C., denunciato dal proprietario dell’abitazione adiacente, doveva rispondere di minaccia, esercizio arbitrario delle proprie ragioni e molestia: il giudice Anna Gilli l’ha condannato a 500 euro di multa, disponendo anche un risarcimento di 3mila euro nei confronti del vicino.
Quest’ultimo aveva menzionato in denuncia due diversi episodi, entrambi risalenti all’estate 2022. Nel primo, all’imputato si contestava di aver dato in escandescenze mentre il vicino lavorava a una staccionata, insieme a due operai chiamati per questo scopo. In quell’occasione, L.C. avrebbe afferrato una motosega minacciando l’altro proprietario con frasi come “una volta o l’altra ti spacco la testa” e “non mi avete mai visto inc…, io sono capace di farmi giustizia da solo”. Affermazioni, queste, smentite dall’accusato: “Non ho mai minacciato né picchiato nessuno”. “La motosega è stata presa e spostata perché suo figlio e un amichetto giocavano, con il rischio di farsi male” conferma la convivente dell’imputato. Quest’ultimo, però, aveva anche afferrato e lanciato una serie di attrezzi da lavoro lasciati, a suo dire, “in un luogo di passaggio”.
L’altra “scintilla” del procedimento penale è una questione successiva di un mese e mezzo, quando la stessa persona aveva danneggiato una telecamera del vicino. Lui sostiene di averla solo spostata con “un righello di alluminio”, senza danneggiarla, dal momento che sentiva la sua privacy minacciata dalla videosorveglianza sulla proprietà confinante: “Lo abbiamo denunciato più volte, anche al garante della privacy, ma nessuno ha fatto niente” dice la compagna dell’uomo.
Per il pubblico ministero Alessandro Borgotallo, il riscontro di quanto detto dalla persona offesa è dato in particolare dal racconto dei due lavoranti che lo stavano aiutando con la staccionata: “Se c’è un problema ci si affida a un legale e a una mediazione” ha osservato il rappresentante dell’accusa, stigmatizzando il comportamento dell’imputato. Lo stesso, ha aggiunto, vale in riferimento all’altro episodio: “Non possiamo ritenere che la soluzione alla presenza di una telecamera putativamente illegittima sia quella di prendere un bastone e devastarla”. La sanzione che il pm aveva richiesto, a fronte di un atteggiamento definito “sintomatico”, era una condanna a otto mesi di reclusione.
Alle conclusioni accusatorie si è associato il patrono di parte civile, avvocato Thomas Bassino, parlando di “una situazione di estrema sofferenza personale, collegata all’impossibilità di vivere un luogo in serenità” a seguito delle “lunghe vicissitudini” tra i due confinanti. Circostanza, quest’ultima, riconosciuta dall’avvocato difensore Roberta Giusta: “È un rapporto molto teso e la convivenza non è tollerata da entrambe le parti, compresi i familiari dei due”. Il legale, tuttavia, rilevava come la stessa persona offesa non avesse parlato di un “lancio” della motosega, circostanza riferita invece dalla figlia del querelante. In merito alla telecamera, ha aggiunto, “tutti riferiscono che non è stata danneggiata, il vicino dice che l’ha spostata leggermente: è andata in riparazione e non c’è stata nessuna spesa”.
Andrea Cascioli

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