Roccaforte Mondovì, nessun colpevole per la presunta truffa sulla vendita di un’auto
Il denunciante aveva ceduto il veicolo a una coppia di Bergamo: “Mi dissero che era guasta e gli diedi un rimborso, ma l’hanno poi rivenduta a un prezzo più alto”Dopo le segnalazioni della moglie e del figlio, lui, un architetto di Roccaforte Mondovì, aveva ritrovato a Lurisia l’auto venduta poco tempo prima: nulla di strano, se non fosse che l’aveva ceduta a una coppia residente a Bergamo rimborsando in seguito quasi mille dei 2500 euro ricevuti in pagamento perché - a loro dire - il motore dell’auto richiedeva urgenti riparazioni. Salvo scoprire che il nuovo proprietario l’aveva acquistata proprio dalla coppia, al prezzo di 6500 euro e senza lamentare nessun problema meccanico.
È nata da questi presupposti la denuncia per truffa a carico di A.E. e A.B., marito e moglie, che nel dicembre del 2017 avevano acquistato la Fiat Qubo dal precedente intestatario. Quest’ultimo, assistito dall’avvocato Paolo Zaccone, è comparso in aula per raccontare la sua versione dei fatti: aveva conosciuto i due compratori dopo aver messo un annuncio di vendita sul sito Subito.it. “Avevo già preso accordi con un concessionario di Torino - ha spiegato - quando A.E. mi ha contattato dicendo che aveva un figlio disabile e che quel genere di vettura avrebbe consentito all’altro fratello di aiutarlo a scendere e salire con facilità”.
Colpito dalle insistenze dell’uomo e dal suo stato di necessità, l’autore dell’inserzione aveva disdetto i precedenti accordi e acconsentito a vendere l’auto agli altri offerenti. A.E., un uomo sulla sessantina, si era presentato alla stazione di Mondovì insieme alla moglie, di poco più giovane: “Dicevano di aver fatto una colletta tra gli amici per raccogliere i soldi, la cosa strana è che questi soldi erano nuovi: banconote lisce, era impossibile che arrivassero da più persone. Io comunque le avevo prese constatando che erano valide”. Effettuato il passaggio di proprietà, marito e moglie erano ripartiti per Bergamo ma poco dopo erano incominciati i problemi: “Avevo ricevuto una telefonata da lui, mi diceva che l’auto andava a singhiozzo e che avevano dovuto richiedere l’intervento del carro attrezzi in autostrada. Piangeva e mi accusava di averlo fregato nonostante sapessi che era padre di un ragazzo disabile”.
Qualche ora dopo sarebbe giunta una telefonata dello stesso tenore, nel quale A.E. avrebbe reso noto al suo interlocutore di aver saputo dal suo meccanico che la macchina aveva problemi al motore e che le riparazioni avrebbero richiesto almeno 1500 euro di spesa. Sebbene il roccafortese avesse fatto revisionare l’auto prima di metterla in vendita, si era accordato lo stesso per una parziale e amichevole restituzione: poco meno di mille euro, versati su un conto Postepay intestato all’altro figlio della coppia. Pochi mesi dopo avrebbe rivisto per caso la stessa auto a Lurisia: “Il proprietario stava svolgendo alcuni lavori alle Terme. Mi disse che l’aveva comprata su Subito.it per 6500 euro dalla signora A.B. e che non c’erano difetti meccanici. Ho fatto scrivere loro da un avvocato, ma non hanno mai risposto”.
Ritenendo provata la truffa, il procuratore capo Onelio Dodero ha chiesto a carico di entrambi gli imputati la condanna a un anno di reclusione e un’ammenda di 600 euro. Per l’avvocato Giulio Magliano, difensore dei due coniugi, non è stato tuttavia chiarito se il guasto fosse reale oppure no: “La persona offesa ha restituito i soldi senza battere ciglio: è probabile quindi che qualche magagna la macchina ce l’avesse”. Il giudice Giovanni Mocci, ritenendo non sussistenti gli elementi della truffa, ha quindi assolto entrambi gli imputati.
a.c.
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