Scende in strada per chiedere di abbassare la musica e viene pestato: condannato l’aggressore
I fatti, avvenuti a Pianfei, risalgono all’estate del 2020. Protagonista un pluripregiudicato 48enne, sanzionato anche per il disturbo della quieteLa “colpa” è quella di aver chiesto al proprietario di un’auto di abbassare il volume dell’autoradio, che risuonava in una strada di Pianfei intorno alla mezzanotte. Per tutta risposta, un 37enne residente in un appartamento della zona si era visto preso a schiaffi e buttato a terra.
La vittima, all’epoca 37enne, ha raccontato al giudice l’episodio risalente al luglio di due anni fa. Per questa aggressione è finito a processo F.F., pluripregiudicato 48enne di origini romane, già condannato per molteplici episodi analoghi e al momento detenuto. La sera del “fattaccio” la persona offesa era in casa, con sua moglie in stato di gravidanza. Dopo circa un quarto d’ora di musica a tutto volume, proveniente da una Punto grigia in sosta con gli sportelli aperti, il 37enne si era affacciato al balcone chiedendo di rispettare la quiete del posto: “Era una sera in un giorno feriale” ha precisato. Poiché non aveva ottenuto risposte, era sceso in strada in pigiama per rinnovare la sua richiesta: “Ho visto un uomo in piedi che vomitava vicino a un palo della luce. A fianco dell’auto una ragazza stava ballando”.
Proprio a lei il residente si era rivolto, senza successo: “Ho chiesto più volte di abbassare la musica o almeno chiudere gli sportelli, lei ha risposto ‘se hai da lamentarti fai denuncia ai carabinieri’ e ha cominciato a insultarmi”. Mentre la discussione proseguiva, ha aggiunto, l’uomo che si trovava insieme alla ragazza si era avvicinato e l’aveva preso a schiaffi in piena faccia: “Sono finito a terra e ho sentito lei dirgli di andare via, quando mi sono rialzato li ho visti partire e avviarsi verso Cuneo”. A insistere perché si recasse in ospedale era stata la moglie, avendolo visto tornare sporco di sangue e con un dolore persistente all’orecchio.
All’identificazione di F.F. come presunto autore dei reati contestati, lesioni personali e disturbo della quiete, si è giunti in breve tempo. È emerso che il pregiudicato era appena uscito da un bar poco distante, il cui proprietario si era subito recato a soccorrere la vittima dell’aggressione dopo aver udito alcune urla. Sul suo profilo Facebook lo stesso F.F. si era taggato nelle fotografie che lo ritraevano nel locale.
All’esito dell’istruttoria il pubblico ministero Gianluigi Datta ha chiesto la condanna dell’imputato a otto mesi di reclusione. L’avvocato Alessandro Ferrero, rappresentante della difesa, non ne ha negato le responsabilità ma ha chiesto al giudice di tenere conto della situazione di “disagio conclamato” in cui il 48enne versa da tempo: “Andrebbe curato, anziché condannato”.
La sentenza del giudice Elisabetta Menardi ha fissato una pena di un anno di reclusione per le lesioni e un ulteriore mese di arresto per il disturbo della quiete.
a.c.
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