Scooterista morì dopo aver tamponato un’auto in sosta: la guidatrice è a processo
Vincenzo Mondino, 71 anni, era deceduto per le conseguenze dell’incidente avvenuto a Mondovì. Ora una donna rischia la condanna per omicidio stradaleIl caso è di quelli che, come si dice nel gergo delle aule giudiziarie, “fanno giurisprudenza”. Non è però una vicenda tra le tante, perché in ballo c’è la morte di un uomo, giunta dopo terribili sofferenze, e la vita di una donna che ora si trova sotto accusa per omicidio stradale.
E.G., l’imputata, era alla guida della Fiat Panda che il 27 settembre del 2018 venne urtata dal motorino condotto dal 71enne Vincenzo Mondino. L’auto era in sosta sulla carreggiata lungo via Torino, all’uscita dall’abitato di Mondovì. La donna si era fermata solo pochi istanti per una commissione, senza inserire le quattro frecce. Due auto che viaggiavano nello stesso senso di marcia avevano superato la vettura ferma, Mondino invece aveva colpito in pieno l’ostacolo. Le condizioni del 71enne, già gravi all’arrivo dei soccorritori, sarebbero peggiorate nei tredici mesi successivi fino al decesso. Nel descrivere la sua lunga agonia, il genero ha ricordato: “Era completamente paralizzato ma lucido, è stato per lui un vero calvario. Io e mia moglie abbiamo vissuto un inferno, lui peggiorava giorno dopo giorno e non potevamo fare nulla”.
La difesa ora fa pesare le parole di uno dei carabinieri intervenuti subito dopo l’incidente, il quale ha confermato di aver sentito il ferito affermare che “non si era accorto dell’auto in sosta e l’aveva tamponata”. All’opposto, i familiari di Mondino sostengono di averlo sentito descrivere in questi termini l’accaduto: “Disse che due auto avevano superato un veicolo fermo, poi questo si era messo in moto e gli aveva tagliato la strada”. A carico di entrambi i conducenti erano state riscontrate violazioni del codice della strada. Nel caso dell’automobilista, una contravvenzione per fermata e rallentamento della circolazione. Il guidatore del motorino invece era stato sanzionato per il mancato rispetto della distanza di sicurezza.
Nel corso dell’ultima udienza il giudice ha ascoltato i consulenti della parte civile e dell’assicurazione di E.G., citata come responsabile civile. L’ingegner Mario Capello, chiamato dalla difesa della famiglia Mondino, non ha dubbi circa il fatto che la Panda non si sarebbe dovuta trovare lì: “La vettura era ferma entro la corsia di circolazione, quindi ostacolava la marcia. Le due auto che venivano dopo infatti l’hanno superata con una parziale invasione dell’altra corsia”. Benché il consulente ritenga impossibile calcolare la velocità esatta dello scooter, questa sarebbe stata comunque molto bassa: lo dimostra, secondo l’ingegnere, la posizione in cui venne ritrovato il ciclomotore e la presenza di danni molto modesti sulla carrozzeria dell’auto. Mondino in ogni caso non avrebbe potuto evitare l’urto, sostiene il consulente: “Dalle foto si nota che le ruote della Panda sono leggermente sterzate verso sinistra. Non è da escludersi un tentativo dell’automobilista di immettersi sulla via, nel momento in cui sopraggiungeva il motociclo”.
Del tutto opposta la ricostruzione dell’ingegner Roberto Bergantin, citato dal responsabile civile: l’ipotesi che l’auto avesse tagliato la strada al motorino è da lui considerata “altamente improbabile, anche in presenza di un avanzamento lento”. Alla guidatrice non si potrebbe comunque contestare alcuna violazione: “La fermata breve è consentita dal codice della strada se il veicolo è ‘collocato il più vicino possibile al margine destro della carreggiata, parallelo al corso di marcia’, cioè dove si trovava la Panda. Il marciapiede, al contrario, è ad uso esclusivo dei pedoni, quindi E.G. non avrebbe potuto fermarsi altrove”. In merito alla dinamica, l’ingegnere rileva: “Non è vero che l’ostacolo fosse imprevedibile: proprio il movimento delle due auto davanti lo rendeva prevedibile per il conducente del ciclomotore. C’è da chiedersi come sia stato possibile che due automobilisti siano transitati senza colpire la Panda, mentre il motociclo non lo ha fatto”.
Il 13 febbraio è attesa la discussione finale del caso.
a.c.
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