“Sei troppo lenta, non vali niente”: la nipote denuncia la zia per maltrattamenti sul lavoro
Le due donne erano state colleghe in una mensa aziendale. La più giovane sostiene di essere stata costretta a licenziarsi a causa delle angherie subiteSarebbe stato uno stillicidio di dispetti, canzonature e offese a indurre una 41enne di Mondovì a lasciare il suo lavoro di addetta mensa, presso un’azienda locale. L’artefice del mobbing, a suo dire, era una collega che ha con lei anche un rapporto di parentela: si tratta infatti della zia.
L’autrice della querela, ex dipendente della Sodexo, afferma di essere stata vessata quotidianamente, anche in presenza dei colleghi e dei frequentatori della mensa: “Mi derideva dicendomi che ero lenta, cosa per cui invece non avevo mai ricevuto lamentele. Fischiettava per schernirmi e ripeteva di continuo frasi come ‘non sei capace a lavorare’ e ‘non vali niente’, accusandomi di lasciare le stoviglie sporche davanti a chi veniva a mangiare. Al cuoco diceva di continuo che non svolgevo certe mansioni”. La situazione si sarebbe fatta talmente insostenibile da indurre l’addetta, madre di famiglia e assunta con contratto indeterminato, a lasciare il lavoro che svolgeva da anni dopo sei mesi di “convivenza forzata”: “Le dissi di stare tranquilla perché a fine anno me ne sarei andata, lei rispose ‘non vedo l’ora’”.
Le liti riguardavano in particolare la divisione dei compiti nel lavaggio delle stoviglie, la mansione ritenuta più pesante dalla 41enne: “Mi lasciava molto da lavare apposta, a volte addirittura metteva teglie pulite con quelle sporche per dispetto”. Circostanza confermata da un’altra dipendente della mensa: “Aveva preso anche a lanciare le teglie e a fare dispetti che non hanno senso, mettendo teglie pulite tra quelle da lavare”. Dispetti che sarebbero avvenuti “molto spesso” e avrebbero indotto uno stato di prostrazione nella collega: “Piangeva o sbatteva le teglie, quando la zia la istigava. Aveva perso peso e so che era stata dal medico e in mutua, forse era depressa”. Anche altri addetti, ha aggiunto la testimone, se ne sarebbero andati perché maltrattati dalla stessa persona: “Era una cosa insostenibile con tutte. Avevo inviato anche un messaggio vocale al direttore: lui la riprendeva e per un paio di giorni andava bene, poi però ricominciava e il suo comportamento è tuttora quello”.
Il cuoco sostiene al contrario di non aver mai notato particolari angherie, pur essendo a conoscenza dei cattivi rapporti tra le due: “Ogni tanto non veniva svolto un lavoro e la cosa ricadeva sull’altra, c’erano battibecchi su queste cose. Vedevo più spesso la nipote arrabbiarsi e la zia bofonchiare”. A suo giudizio, però, sarebbe stata l’imputata a fornire maggiori garanzie di affidabilità: “Per un periodo le avevo chiesto di aiutarmi di più e coprire il turno di mattina, perché la trovavo più intraprendente al lavoro”. Anche il responsabile della mensa ha confermato di essere stato messo al corrente dei dissapori: “Entrambe si erano lamentate. La zia sosteneva che la nipote non fosse abbastanza veloce, viceversa l’altra affermava che lei impartiva troppi ordini”. Nessun provvedimento disciplinare era stato avviato a carico dei dipendenti: “Non avevamo ricevuto lamentele dai clienti”.
Il 25 ottobre si attende il completamento dell’istruttoria.
Andrea Cascioli
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