Smaltimenti di carcasse illeciti nel Parco Safari di Murazzano, scagionato il direttore
All’imputato si contestava di aver fatto seppellire alcuni animali entro i confini della struttura, in violazione della legge. In corso anche un procedimento paralleloNessun illecito rilevante nello smaltimento di alcune carcasse di animali al Parco Safari delle Langhe di Murazzano. A stabilirlo il tribunale di Cuneo, con una sentenza del giudice Emanuela Dufour che ha decretato la non punibilità per il direttore della struttura.
Le accuse, le stesse sulle quali è stato imbastito un procedimento parallelo davanti a un altro giudice, risalgono a un controllo eseguito nell’ottobre del 2020 dai Carabinieri Forestali. Nei terreni circostanti il parco i militari avevano notato la presenza di terra smossa: alla richiesta di chiarimenti, il direttore del Parco Safari aveva ammesso che alcune carcasse di animali morti erano state smaltite in una fossa. Nella buca erano stati rinvenuti un dromedario, un canguro wallaby, un lama e uno struzzo, deceduti in un periodo durante il quale l’emergenza Covid rendeva difficile provvedere ai normali adempimenti. Per legge, infatti, gli interramenti non possono essere effettuati entro i confini di un parco zoologico.
All’esito dell’istruttoria la Procura aveva chiesto per il direttore un’ammenda di 1.200 euro. La difesa, rappresentata dall’avvocato Barbara Paoletti, si era opposta evidenziando come “lo stesso imputato aveva dichiarato che gli animali erano stati seppelliti e indicato il luogo della sepoltura”. Il giudice ha pronunciato quindi sentenza di non luogo a procedere in ragione della particolare tenuità del fatto.
In un altro processo, come detto, il direttore del parco è chiamato in causa insieme al veterinario che operava in struttura e al responsabile amministrativo della Safari srl, con la società a sua volta citata in giudizio. Agli imputati si contestano a vario titolo i reati di falsità in registri e notificazioni, falso ideologico e violazione del decreto legislativo 231/2001 sui reati ambientali. L’indagine parallela riguarda la documentazione sequestrata in occasione del medesimo sopralluogo. Da essa risultava in particolare che il dromedario deceduto, identificato tramite microchip, fosse stato ceduto a un altro parco zoologico nell’agosto precedente, con relativo modulo di trasporto. All’Asl i certificati di morte dei quattro esemplari, tutti datati ai primi di agosto, erano pervenuti solo un mese dopo i controlli dei Forestali.
a.c.
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