Accompagna l’amica in auto, lei torna a casa e la trova svaligiata: condannato un pregiudicato
L’uomo, albanese residente a Verzuolo, era stato trovato alla fermata del bus in procinto di caricare la refurtiva. A denunciarlo la ex fidanzata che lo pedinavaÈ stata la testimonianza della ex fidanzata, improvvisatasi “detective”, a inchiodare l’uomo processato come organizzatore di un furto in abitazione a Verzuolo.
M.G., albanese residente in paese, è stato condannato dal giudice Giovanni Mocci a cinque anni di reclusione, più mille euro di multa. A suo carico una denuncia presentata nel febbraio dello scorso anno da una signora nigeriana, amica della ex compagna dell’albanese con la quale lui era - già allora - in pessimi rapporti. “Si è proposto di darmi una mano per il trasloco che stavo preparando” ha spiegato in aula la vittima del furto. I due si erano accordati per il trasporto su furgone con una ditta di Saluzzo, poi erano andati a Savigliano: “Lo ha voluto lui, guidava la mia auto. Durante il tragitto l’ho sentito parlare al telefono in albanese, a un certo punto diceva di essere felice perché ‘sono arrivati i soldi’”. L’amico era sceso nei pressi di un distributore, dicendo che altri lo avrebbero accompagnato a casa.
Rientrata a sua volta in alloggio, la donna aveva trovato la sgradita sorpresa: “Mi hanno rubato 75 paia di scarpe, una cintura Louis Vuitton e alcune borse”. A processo ha indicato anche una somma in denaro (“500 euro in contante e altri 2000 in una valigia”), di cui non aveva parlato in sede di denuncia: “I carabinieri mi hanno poi restituito alcune paia di scarpe e le borse, il denaro non è stato trovato”.
A giocare una parte fondamentale nel ritrovamento, come si è detto, è stata la ex fidanzata di M.G.: pochi giorni dopo il furto, ha raccontato, lo aveva visto davanti alla stazione di Saluzzo nell’atto di caricare quattro sacchi a bordo di un pullman diretto in Albania. Nei sacchi i carabinieri, da lei avvertiti, avevano in effetti rinvenuto parte della refurtiva. L’autista del bus, connazionale e conoscente di M.G., aveva confermato sul momento di averlo visto portare quei bagagli. Nell’udienza odierna, tuttavia, ha smentito le dichiarazioni precedenti, attribuendole a un’incomprensione con l’interprete e il personale dell’Arma.
La circostanza ha aggravato, anziché fugare, i sospetti del pubblico ministero Luigi Dentis: il rappresentante dell’accusa ha parlato di una deposizione “non credibile, contraria a tutte le risultanze istruttorie e soprattutto diametralmente opposta a ciò che è stato dichiarato nell’immediatezza”. Il viaggio di M.G. e della persona offesa, ha aggiunto il procuratore, “è durato più del necessario ed è stato inframmezzato da telefonate con persone che non sono state individuate”: l’ipotesi è che si trattasse proprio dei ladri, entrati in azione una volta che l’albanese aveva allontanato l’amica dalla sua casa. Per l’imputato, cui era contestata una recidiva specifica, era stata chiesta quindi la pena di tre anni e quattro mesi con 800 euro di multa.
L’avvocato Enrico Gaveglio, a nome della difesa, ha contestato l’attribuzione all’autista del pullman di una falsa testimonianza: “Nel verbale dei carabinieri non è indicata la nomina di un interprete. Il teste è stato sentito alle due e venti di notte, senza conoscere la lingua italiana”. Quanto agli altri testimoni, ha proseguito il legale, la ex fidanzata “ci dimostra il suo livore verso di lui e ci racconta anche di averlo visto davanti alla stazione ferroviaria di Saluzzo. Circostanza smentita dall’autista che dice invece di aver caricato i sacchi a Verzuolo: quando i carabinieri sono arrivati i sacchi erano già stati aperti”.
Oltre a condannare l’accusato, il giudice ha disposto la trasmissione in Procura degli atti relativi alla deposizione dell’autista del pullman. L’ufficio valuterà l’eventualità di perseguirlo per falsa testimonianza.
a.c.
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