Assegni rubati a un prete di Envie, chieste quattro condanne per la “banda delle sacrestie”
Oltre quarantamila euro sottratti al parroco di Occa. I presunti responsabili vennero arrestati nel 2019 dopo una serie di “colpi” ai danni di anziani sacerdotiSono quattro le richieste di condanna formulate dal pubblico ministero, nel processo che vede alla sbarra altrettanti imputati di furto aggravato, sostituzione di persona e truffa. Il procedimento è nato da una denuncia presentata da un sacerdote di Envie, don Adriano Calandri, poi vittima del Covid nel 2021.
Gli accusati fanno parte dello stesso gruppo che avrebbe preso di mira diversi anziani sacerdoti tra le province di Cuneo, Alessandria, Torino, Biella, Novara e Vercelli. L’operazione “Angeli e Demoni”, avviata nel 2019 dalla Squadra Mobile della Questura di Vercelli, aveva portato all’arresto di cinque persone e al reperimento di oltre 100mila euro di refurtiva tra denaro e oggetti preziosi. Il presunto capo della “banda delle sacrestie” è Luigi Manzato, pregiudicato di Casale Monferrato, attualmente detenuto.
Proprio dalle intercettazioni a suo carico si è giunti alla scoperta della truffa ai danni dello storico parroco del Santissimo Nome di Maria in frazione Occa. Il religioso risiedeva all’epoca nella casa di riposo di Envie e aveva ricevuto molteplici telefonate da una persona, a lui sconosciuta, che si qualificava di volta in volta come “geometra” o “ingegnere” di nome Valentino. Le chiamate provenivano dall’utenza di Manzato, perciò gli agenti della Mobile vercellese avevano deciso di incontrare di persona il sacerdote. Ai poliziotti, don Calandri aveva raccontato di aver subito un furto presso la sua abitazione nel 2017, ma di non averlo denunciato perché gli erano stati sottratti solo pochi soldi. Il prete aveva riferito, inoltre, di non aver più ritrovato un doppione della chiave di casa che teneva in un garage aperto.
Insospettiti dal particolare, gli agenti avevano fatto un sopralluogo nell’abitazione. Si era così scoperto che un carnet di assegni era stato svuotato per intero, mantenendone solo la copertina, mentre in altri blocchetti gli assegni venivano staccati “a filo” con la rispettiva matrice, in modo che nessuno potesse rendersi conto della mancanza a prima vista. Anche il timbro della parrocchia era stato rubato. Dalle telefonate intercettate era già emerso che la banda fosse in possesso della chiave, affidata alla “magazziniera” Lidia Atteritano. Un ulteriore elemento era giunto dalla visione delle immagini di una telecamera di videosorveglianza che riprendeva il giardino dell’abitazione. In un’occasione, era stata vista avvicinarsi alla casa l’auto in uso a un certo Gianfranco Lago, dal quale erano scesi lo stesso Lago e una figura incappucciata identificata nella persona di Massimo Minandri. Tutti e tre i soggetti citati sono stati ritenuti complici della truffa e rinviati a giudizio.
Dagli accertamenti bancari si era riscontrato che dal febbraio al novembre del 2019 erano stati posti all’incasso due o tre assegni ogni mese, intestati al sacerdote di Envie e da lui disconosciuti in blocco. Il solo Manzato risulta aver cambiato ventidue assegni per 23mila euro complessivi, mentre quelli di Minandri - otto in tutto - ammontano a circa 18mila euro: uno di questi era stato incassato presso la filiale di Envie della Cassa di Risparmio di Saluzzo. Ad Atteritano si contesta un ulteriore assegno da 1100 euro, mentre altri due, uno posto all’incasso da Minandri e l’altro da un congiunto di Lago, erano stati rifiutati su segnalazione delle forze dell’ordine.
Per Manzato è stata chiesta la condanna più alta, pari a otto anni e otto mesi. Cinque anni e quattro mesi la richiesta di pena per il coimputato Massimo Minandri, tre anni e quattro mesi per gli altri due presunti complici Gianfranco Lago e Lidia Atteritano. L’avvocato Enrico Gallo, rappresentante della famiglia Calandri, ha domandato un risarcimento di oltre 46mila euro, comprensivo dei danni morali.
Il 27 aprile è attesa la sentenza del giudice.
a.c.
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