Assolto il presunto complice della baby gang saluzzese che rubava a scuola
Il 23enne era finito a processo perché sospettato di far parte di una banda che razziò una ventina di computer, coordinandosi attraverso l’uso di walkie talkieEra sospettato di far parte di un’audace banda di ladri in erba, giovanissimi che entravano di giorno in una scuola di Saluzzo - sempre la stessa - per fare razzia di computer. A scagionarlo, però, è stata la testimonianza dell’unica persona che lo aveva collegato ai fatti in un primo momento.
La teste, una ex studentessa della scuola media “Rosa Bianca”, ha affermato di non ricordare con certezza se J.D.C., classe 1999, fosse davvero colui che aveva visto allontanarsi dall’istituto insieme ad altri tre giovani. Due di loro, incappucciati, erano i minorenni che sono stati più tardi identificati come gli autori materiali dei reati. Un quarto invece è sempre rimasto ignoto.
“I furti venivano effettuati di giorno, con il personale scolastico ancora sul posto e alla presenza di testimoni: chi voleva andava là e si serviva” ha ricordato il luogotenente Fabrizio Giordano, comandante della stazione carabinieri di Saluzzo, che portò avanti le indagini sulla banda. Lavoro investigativo non facile, ha spiegato il militare, dato che non si trattava semplici goliardate: “Per alcune settimane ci siamo trovati davvero in affanno perché la scuola continuava a subire furti, con un danno economico non indifferente”. “I furti erano cominciati a febbraio del 2019, in totale sono spariti 22 computer portatili” ha riferito al giudice la preside della scuola (oggi istituto comprensivo), Leda Zocchi.
La svolta a inizio marzo, quando due figure incappucciate erano state notate nel cortile della scuola, mentre si allontanavano in fretta con altri due ragazzi. I sospettati avevano lasciato a terra un paio di walkie talkie, dopo essersi impossessati di cinque computer. Per gli inquirenti J.D.C. sarebbe stato il “palo” che aveva coordinato con i walkie talkie l’azione criminale dei due minorenni. A lui, argentino residente a Saluzzo, è stato contestato solo uno degli episodi, quello relativo alla sparizione di cinque computer collegati a lavagne multimediali, asportati da varie aule nel pomeriggio dell’11 marzo.
Per la “banda dei walkie talkie” quello sarebbe stato l’ultimo colpo: “Ho inquadrato il gruppo di giovani con la videocamera del telefonino, erano in quattro o cinque e sembravano trasportare qualcosa di ingombrante” ha testimoniato una ex docente. Un contributo rilevante è giunto anche da una collaboratrice scolastica: “Ho sentito rumori sulla scala antincendio e mi sono affacciata. C’erano due ragazzi che dopo avermi notata si sono seduti. Uno dei due ha detto all’altro di non girarsi per non rischiare di essere riconosciuto, ma l’avevo già visto dalla vetrata”.
La posizione dell’imputato maggiorenne, tuttavia, è apparsa da subito più sfumata. Sebbene il sostituto procuratore Alessia Rosati avesse chiesto per lui la condanna, contestandogli un concorso morale, il difensore Paolo Botasso ha sostenuto che gli elementi a suo carico fossero insufficienti: “La ragazza disse all’epoca di aver visto una persona che conosceva allontanarsi insieme ai due minorenni identificati. Erano però tutti a mani vuote e non si è nemmeno certi che J.D.C. fosse in effetti sul posto. Nessun altro testimone lo ha menzionato”. Il giudice Sandro Cavallo ha quindi assolto l’imputato per non aver commesso il fatto.
a.c.
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