Bastonò il cane dei vicini, assolto in tribunale un bargese
Secondo la difesa, l’uomo era intervenuto per sedare una baruffa tra cani. “L’animale è stato percosso più volte senza necessità” sostiene invece l’accusaÈ stato assolto dall’accusa di maltrattamenti un uomo denunciato dal vicino perché aveva bastonato un cane. Il giudice Lorenzo Labate ha ritenuto che l’imputato D.M., residente a Envie e domiciliato a Barge, abbia agito così perché non aveva altro modo per separare il proprio cane e quello del vicino impegnati in una zuffa.
L’animale ferito, un pastore maremmano di nome Bell, era di proprietà dell’autore della querela, un 58enne di Barge. È stato lui stesso a raccontare in aula l’episodio risalente al luglio del 2020. Il latrare del cane, ha detto, aveva attirato la sua attenzione mentre pranzava con la famiglia: “Sono uscito fuori insieme a mio figlio maggiore, constatando che uno dei miei cani si stava azzuffando un altro cane di proprietà di D.M.: erano all’esterno del nostro cancelletto, poi il cancello si è aperto e hanno continuato finché io e mio figlio li abbiamo divisi”. Lo stesso D.M., intanto, avrebbe preso a colpire l’animale: “Quando siamo arrivati era già lì e ha incominciato a bastonare il mio cane. L’ho visto assestare due o tre colpi, il più violento dei quali lo ha raggiunto tra la testa e il collo. Bell ha guaito e si è diretto verso casa con la testa gonfia, perdeva sangue dal naso e dalla bocca. Poi si è accasciato al suolo, ho temuto stesse per morire”.
La reazione a suo dire eccessiva del vicino avrebbe provocato anche un breve battibecco tra i due proprietari: “L’ho apostrofato in piemontese, dicendogli ‘mi hai ammazzato il cane’. Lui ha risposto soltanto ‘tanto c’è l’assicurazione che paga’”. Il povero animale, portato d’urgenza da un veterinario, si era comunque rimesso dopo un periodo di cure. Il pubblico ministero Alessandro Bombardiere aveva chiesto per D.M. una multa pari a cinquemila euro. Il suo intervento, ha sostenuto il rappresentante dell’accusa, sarebbe sopraggiunto quando la baruffa si era ormai conclusa: “L’animale è stato percosso più volte alla testa e alla schiena senza una reale necessità. Questo nonostante i cani fossero già stati allontanati e nonostante la parte offesa e il figlio fossero intenti a tenere il loro cane a distanza”.
Opposta la ricostruzione prospettata dall’avvocato Marco Camisassi, che ha parlato di contraddizioni e amnesie nelle testimonianze d’accusa: “Non si può dire che D.M. sia intervenuto col bastone quando i cani erano già separati: se così fosse stato, la bastonata avrebbe colpito anche i vicini che erano sopraggiunti. La realtà è che non poteva separare in altro modo i cani, senza rischiare di venire aggredito a sua volta”. Il giudice, aderendo alle tesi difensive, ha ritenuto che non vi fosse l’elemento della crudeltà o della gratuità necessario a integrare il reato.
a.c.
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