I cavi attaccati al contatore dei vigili del fuoco. Ma lo “scroccone” resta ignoto
Assolto l’imputato, già protagonista di vicende analoghe a Venasca, per cui il pm aveva chiesto due anni. La difesa: “Non c’è prova che i fili portassero in casa sua”Nasce da una denuncia dei vigili del fuoco di Venasca il processo contro G.B., residente nel medesimo fabbricato che ospitava il locale distaccamento dei pompieri volontari. L’uomo è stato assolto dal giudice Anna Gilli per non aver commesso il fatto, in accoglimento delle richieste difensive.
Non c’è prova sufficiente, secondo il tribunale, che l’allaccio abusivo fosse riconducibile a lui, sebbene nel caseggiato fossero già stati effettuati interventi analoghi dai carabinieri di Venasca e di Saluzzo. Quello per cui è finito a processo risale al febbraio 2022, prima del trasferimento dei vigili del fuoco nella nuova caserma. L’elettricista chiamato sul posto ha raccontato di essere stato accompagnato dai carabinieri nel locale contatori del palazzo, doveva aveva in effetti constatato la presenza di un allaccio abusivo. “C’era un collegamento di fortuna con due cavi che andavano a finire all’alloggio di G.B. - ha detto al giudice -. Lui era chiuso dentro casa e i carabinieri gli hanno chiesto se ci fosse la corrente: ha risposto di sì. Quando abbiamo scollegato l’allaccio abusivo, gli è mancata la corrente”.
Per l’avvocato Paolo Simondi, difensore dell’imputato, la circostanza cozzerebbe con quanto riferito da un carabiniere che aveva detto di aver visto molti cavi e di avere avuto solo “la sensazione che alcuni finissero in casa di G.B.”. Un altro operante, aggiunge il difensore, aveva riferito che non era stato possibile accertare se il presunto “scroccone” fosse in casa, al contrario di quanto riferito dall’elettricista: “Bisognava nominare un tecnico e andare a vedere dove andassero questi fili, cosa che non è stata fatta. Parliamo di un condominio, c’erano più appartamenti e non c’è prova che i fili finissero in quella casa”.
Il pubblico ministero Anna Maria Clemente aveva chiesto per l’imputato la condanna a due anni di reclusione, più una multa di 950 euro: “Si è detto che i vigili del fuoco erano intervenuti diverse volte nei confronti di questo soggetto. Non sono emerse contraddizioni” ha sostenuto l’accusa.
Andrea Cascioli
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