Il bimbo vagava svestito in un parco: mamma e fratello maggiore vanno a processo
Per entrambi il pm ha chiesto l’assoluzione dall’accusa di abbandono. La difesa: “Una congiura dei servizi sociali, la madre non fu informata del ritrovamento”Chiede l’assoluzione per entrambi gli imputati, il pubblico ministero, all’esito dell’istruttoria su un caso molto particolare: la persona offesa è un bambino in tenera età, gli accusati sono la mamma e il fratello maggiore. L’ipotesi è l’abbandono di minore, dopo che il piccolo era stato trovato, solo e infreddolito, in un parco giochi del paese della valle Po in cui la famiglia risiedeva all’epoca. Indosso aveva le infradito della mamma, gli slip e una canottiera, in un periodo ancora invernale.
Il nucleo familiare era da tempo in carico ai servizi sociali. Dopo il ritrovamento del bimbo, da parte di alcune mamme, era stata la ex baby sitter a prendere contatto con gli operatori del consorzio Monviso Solidale: “Ha spiegato che il fratello lo aveva sgridato perché voleva dormire e lui era andato fuori a giocare” ha riferito la donna al giudice. Gli assistenti sociali, ha aggiunto, “mi avevano chiesto di non dire nulla sul fatto che sarei andata da loro e io ho così ho fatto”. Più tardi l’aveva chiamata la mamma, rientrata dall’ospedale: “Era agitata perché non aveva trovato il figlio”.
All’epoca in cui ciò era accaduto, tutti gli altri figli minorenni della signora erano già stati dati in affido. L’ultimo di sette fratelli, che chiameremo Paolo (nome di fantasia), viveva invece con la mamma e con un fratello maggiorenne. Quel mattino la donna, incinta, si era recata insieme alla figlia maggiore a Cuneo, temendo un possibile aborto. Dall’ospedale l’avevano poi rimandata a casa e non aveva più trovato Paolo, da lei affidato al figlio ventenne che oggi è suo coimputato. “Le circostanze sono particolari - riconosce il pubblico ministero Luigi Dentis - perché il bimbo era nell’abitazione. La baby sitter stessa ci dice che le porte potevano essere aperte, ma il cancello esterno veniva lasciato ‘sempre chiuso’”.
Questa circostanza, a giudizio della Procura, porta a ritenere che malgrado la “superficialità importante” del fratello non si possa configurare l’abbandono: la richiesta al giudice è quindi di riconoscere la particolare tenuità del fatto. Non concorda l’avvocato Monica Ambrosino: la mamma, sostiene il patrono della parte civile, “poteva tranquillamente portarselo dietro o accompagnarlo all’asilo, visto che lei stessa ha riferito che il fratello non era in grado di accompagnarlo”. In merito alla decisione dei servizi sociali di nascondere il ritrovamento del bimbo, la parte civile rileva che a fronte di un allontanamento “è prassi che i genitori non vengano informati del provvedimento, per agevolarne l’esecuzione: i servizi sociali non hanno operato su un giudizio di affidabilità, ma in base a elementi concreti”.
Di segno contrario le argomentazioni delle difese, in particolare quelle portate dall’avvocato Stefania Martino a sostegno della madre: l’operato delle altre mamme, della ex baby sitter e dei servizi sociali si configura a suo giudizio come “una congiura contro la signora”, lasciata all’oscuro del ritrovamento per parecchie ore. “Sarebbe stato naturale andare a suonare presso l’abitazione, dove c’era il fratello maggiore” sottolinea la difesa, ricordando come l’uscita improvvisa della mamma fosse dovuta a un’emergenza di carattere sanitario.
L’avvocato Erika Giacchello, difensore del fratello maggiore di Paolo, rimarca il fatto che il ragazzo “potrebbe non aver visto il bimbo uscire: non ha minimamente pensato alla possibilità che il fratellino sarebbe uscito da solo di casa”. Si è trattato, a giudizio della legale, di un episodio occasionale: “Fino a quel momento, dalle deposizioni della baby sitter, pare che si fosse sempre occupato del bambino: era lui a consegnarglielo e sempre lui era presente quando lo riportava a casa”.
La sentenza del giudice è attesa il prossimo 8 aprile.
Andrea Cascioli

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