Il sindaco di Venasca non violò la quarantena: Silvano Dovetta è assolto
In periodo di lockdown aveva presenziato a una riunione in municipio dopo un tampone, poi risultato positivo. Il processo nasceva da un esposto anonimoNon ha violato la quarantena, perché quando presenziò a una riunione in municipio non sapeva ancora di essere positivo al Covid. Per questo motivo il tribunale di Cuneo ha assolto stamane Silvano Dovetta, sindaco di Venasca nonché consigliere provinciale e presidente dell’Unione Montana Valle Varaita.
L’amministratore comunale era finito a processo in seguito a un esposto anonimo, ricevuto nell’aprile del 2020 dalla Procura. A Dovetta si contestava il mancato rispetto delle misure di contenimento anti-coronavirus. Secondo l’accusa, il sindaco avrebbe presenziato a una riunione pur essendo consapevole della positività al virus, a seguito di un tampone effettuato il giorno prima. Il 15 aprile Dovetta era in effetti presente alla riunione con gli altri due membri della giunta, un’impiegata comunale addetta alla segreteria e ai servizi assistenziali e un assistente sociale della cooperativa Monviso. Scopo dell’incontro era programmare la distribuzione dei buoni alimentari appena varati dal governo Conte.
Il giorno precedente, Dovetta si era sottoposto a un tampone di screening insieme a tutto il personale e agli ospiti della residenza per anziani “Villa dei Tigli” di Cavour (To), della quale è direttore. Dai test sarebbe emersa la positività di oltre 60 anziani e operatori della struttura. Per Dovetta, asintomatico, l’isolamento domiciliare sarebbe scattato solo il giorno 18. Il vicesindaco Giampiero Gianaria ha confermato di essere stato presente all’incontro insieme al sindaco: “In comune seguivamo in particolare la questione dei buoni spesa per le famiglie in difficoltà e la fornitura di mascherine alla popolazione. La riunione si è svolta con un distanziamento superiore al metro, tutti avevano mascherina e guanti e la stanza era arieggiata”. Circa le condizioni di salute dei presenti, Gianaria precisa di non aver visto nessuno accusare sintomi di febbre o raffreddore: “Neanche un colpo di tosse”.
Dovetta, in qualità di direttore amministrativo della RSA di Cavour, si era sottoposto volontariamente a un test insieme al resto del personale: “Nessuno mi ha detto che sarei dovuto restare in isolamento fiduciario in attesa dell’esito. Questa misura era prevista solo per chi fosse venuto a contatto con soggetti positivi e accusasse sintomi”. I risultati, ha aggiunto, sarebbero stati notificati solo due giorni dopo la famosa riunione: “L’ho appreso la sera del 17 aprile tramite una mai alla casa di riposo, poi per via telefonica dall’Asl”. All’esito dell’istruttoria, il pubblico ministero Rosa Alba Mollo aveva comunque domandato la condanna dell’imputato a due mesi di arresto e 600 euro di ammenda. L’avvocato Vittorio Sommacal, per la difesa, ha rilevato come “non c’era alcun ordine legale che gli imponesse di restare a casa”.
Il giudice Emanuela Dufour ha accolto la prospettazione difensiva, annullando il precedente decreto penale e assolvendo con formula ampia il sindaco.
a.c.
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