Le forbici e un cric nell’abitacolo dell’auto costano una condanna penale
Sanzionati quattro nomadi torinesi, fermati dai carabinieri dopo un inseguimento a Moretta. Due di loro furono condannati per la morte di due giovani in tangenzialeA processo dopo un inseguimento ai cento all’ora nelle campagne di Moretta, dove i carabinieri avevano fermato un’auto con a bordo quattro rom di origine bosniaca provenienti dal Torinese. Sulla macchina, intestata a un’altra persona, c’erano anche un cric e un paio di forbici infilate nel vano portaoggetti del guidatore.
Sono stati proprio questi oggetti a costare ai quattro una condanna a sei mesi e duemila euro di ammenda a ciascuno, per il reato di porto di oggetti atti ad offendere. Il giudice Emanuela Dufour li ha invece assolti per l’ulteriore accusa di porto di oggetti da scasso. In uno zaino, gettato dal finestrino poco prima di essere fermati dai militari, c’erano una serie di utensili, tra cui un seghetto elettrico e un giratubi.
“È evidente che fosse una spedizione finalizzata alla commissione di furto” ha sostenuto il pubblico ministero Alessandro Borgotallo, menzionando il fatto che era stata la chiamata di un privato cittadino, insospettito, a segnalare l’auto su cui viaggiavano i quattro. Il guidatore, Trineta Seferovic, venne condannato insieme a uno dei passeggeri, Zajko Ahmetovic, per la morte di due giovani in un tragico incidente stradale sulla tangenziale di Torino. Nel 2011 il 25enne Lorenzo Ghedi e il 31enne Fabio Pozzo morirono schiacciati sotto il pullman del Torino calcio, di ritorno da una trasferta, dopo che l’auto su cui viaggiavano era stata tamponata da un tir rubato alla barriera di Trofarello: alla guida del tir c’era Ahmetovic, finito a processo a Cuneo insieme al fratello Rasime e a un altro parente, Devid Ahmetovic.
“Non si possono portare forbici in macchina, a meno che non ci sia giustificato motivo: queste persone non facevano gli elettricisti, non lavoravano su un cantiere, non avevano avuto un guasto elettrico” ha osservato il pm, motivando la richiesta di condanna a otto mesi di arresto per i due fratelli Ahmetovic. In merito all’altro oggetto, ha aggiunto, “nessuno contesta che il cric non debba stare in auto, ma non deve stare ai piedi di una persona trasportata. A maggior ragione se con un curriculum criminis come quello in atti”.
“Non sapevo neanche cosa ci fosse nello zainetto, ero passeggero come mio fratello. Quando siamo saliti in macchina c’era già un cric” ha spiegato in aula l’imputato Zajko Ahmetovic, presente insieme al fratello. L’uomo ha spiegato di essersi diretto a Moretta presso un parente: “Dovevamo vedere un terreno per comprarlo”. Le difese degli imputati, rappresentate dagli avvocati Vittorio Rossi e Valentino Schierano, avevano rassegnato conclusioni assolutorie sottolineando in particolare come i quattro si trovassero su un’auto intestata ad altra persona e fossero comunque stati sottoposti a perquisizione, con esito negativo.
Andrea Cascioli
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