L’ex moglie e i figli accusano il papà di maltrattamenti. Lui si difende: “Volevo solo educarli”
Gli si contesta di aver costretto uno dei figli a estirpare ortiche a mani nude. I servizi sociali: “Casa sporca e assenze a scuola, la situazione era disastrosa”Era un “padre padrone”, secondo la moglie - madre dei tre figli, in via di separazione. Tutt’altro, ribatte lui: era un genitore costretto dal lavoro ad assentarsi spesso da casa, e che nonostante questo cercava per quanto possibile di educare i suoi ragazzi.
Fatto sta che ora lui si trova a processo per maltrattamenti in famiglia, mentre lei è andata a vivere altrove con i due figli minorenni, seguita dai servizi sociali. In tribunale la donna ha parlato di liti continue, perlopiù legate alle assenze da scuola di uno dei figli e alle condizioni igieniche della casa di famiglia, un’abitazione autonoma in un comune del Saluzzese. “Di lui non può dire che sia violento, ha più la tendenza a umiliare verbalmente” ha detto la signora, precisando però che in alcune occasioni le mani erano state alzate: “Ogni tanto gli schiaffi gli scappavano”. Durante una lite, in particolare, l’uomo l’aveva colpita procurandole una perforazione del timpano. Anche in quel caso il litigio era partito dalla questione della scuola: “Mio figlio non voleva andarci, aveva tante assenze. Ho discusso con la dirigente scolastica e lei ha telefonato a mio marito, dicendo che il bambino inventava scuse e che io ero aggressiva”.
Un episodio di cui sarebbe stato vittima il ragazzino, seguito dalla neuropsichiatria infantile per problemi di apprendimento, riguarda un “lavoretto” che il papà gli avrebbe imposto. “Ha strappato a mani nude le erbacce da un muro: ognuno doveva fare i lavori che lui assegnava, anche i bambini dovevano farlo per forza” spiega l’ex moglie. Una punizione? “Lui non la considerava neanche così”. La figlia più grande, che oggi è maggiorenne e vive da sola, ricorda quel pomeriggio d’estate in cui suo fratello sarebbe stato costretto a strappare ortiche con le mani: “Quando è tornato a casa era tutto pieno di bolle”. Anche lei accusa il padre di aver sovente esagerato con la disciplina: “Mio fratello è disgrafico, dislessico e discalculico: mio padre non credeva a niente di questo, pensava semplicemente che non volesse andare a scuola”. Pesavano, su tutto ciò, le assenze del genitore: “Lui poteva uscire e fare quello che voleva, noi siamo sempre rimasti chiusi in un buco. Però faceva la vittima”.
Nell’ultima udienza l’accusato ha preso la parola, ammettendo di aver colpito la moglie con uno schiaffo ma negando ogni altro addebito: “Non ho mai maltrattato nessuno, soprattutto i miei figli ai quali voglio bene”. L’episodio delle ortiche? Nessuna punizione, assicura: dovendo assentarsi quasi un mese per lavoro, il papà aveva proposto al figlio di fare un lavoretto per lui. Avrebbe dovuto strappare le erbe vicino a un muretto: “Lui aveva accettato e lo avevo pagato. Gli telefonavo mentre ero in trasferta e lui mi diceva che stava lavorando. Quando sono tornato ho scoperto che non aveva fatto niente e aveva picchiato sua sorella, lasciandola con un occhio nero e il labbro spaccato. Gli ho detto che sarebbe dovuto restare fuori casa finché non avesse finito il lavoro: sono arrivato a casa alle sei, alle sette e un quarto aveva già finito”. Le erbacce in questione, aggiunge, erano “erbe morbide”, e lui non gli aveva chiesto di strapparle con le mani: “Gli avevo dato tutti gli attrezzi”.
Le discussioni con la moglie, conferma l’imputato, riguardavano soprattutto la scuola, la pulizia e l’educazione dei ragazzi: “Io non volevo che salissero sul tavolo o che il maschio picchiasse la sorella, volevo che facesse un po’ di movimento e che si staccasse dal computer ogni tanto. Quando sono andato a scuola ho visto i registri e ho saputo dalla preside che aveva 56 giorni di assenza: mia moglie continuava a sostenere che fossero ‘56 ore’ e più insistevo più lei si alterava, per questo siamo arrivati allo schiaffo”. Un’assistente sociale del consorzio Monviso Solidale definisce “abbastanza disastrosa” la situazione igienica della casa: “La mamma era poco normativa, spesso non mandava i figli a scuola. Poche volte siamo riusciti a fare visite domiciliari a sorpresa e a volte lei non ci faceva entrare”.
Ai servizi sociali la donna aveva parlato di liti verbali col marito: “Non ha mai raccontato di aver subito percosse o maltrattamenti. Le liti erano legate perlopiù alla casa, anche perché a lui venivano celate circostanze come il fatto che i figli non andassero a scuola”. Anche l’uso di tablet e videogiochi da parte dei ragazzi viene definito “patologico” dalla testimone: “Addirittura il figlio non andava in bagno mentre giocava alla playstation, aveva un bicchiere e faceva la pipì in camera. All’ingresso in comunità, la mamma per prima cosa ha acquistato un wifi per Internet. Noi l’avevamo ripresa, ma non c’è stato modo”.
L’istruttoria proseguirà davanti al collegio il 25 gennaio del prossimo anno.
Andrea Cascioli
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