L’Inps decurta la pensione della madre, lui invia 250 mail di insulti e finisce a processo
Denunciato per interruzione di pubblico servizio, l’uomo si è scusato con i dipendenti: “Ma eravamo parte lesa e in periodo Covid non ricevevo risposte”Oltre duecentocinquanta mail contenenti ingiurie, accuse di ruberie, auguri di morte e di malattia e altre considerazioni poco commendevoli sono costate un processo a un uomo residente a Barge, esasperato perché nel novembre 2020 - pieno periodo Covid, con tutti gli uffici pubblici operativi solo da remoto - non riceveva risposte dall’Inps.
L’uomo, rinviato a giudizio per interruzione di pubblico servizio, si è scusato in tribunale per quanto accaduto, così come aveva fatto in precedenza inviando una (ulteriore) mail ai dipendenti dell’ente pubblico: “Il mio comportamento è stato inopportuno e maleducato, ma la parte lesa eravamo io e mia madre”. La questione in effetti riguardava proprio quest’ultima: un intoppo burocratico, come purtroppo può accadere, aveva provocato il dimezzamento della sua pensione di reversibilità, da 700 a 350 euro. Un bel guaio, specie considerando che si trattava dell’unica entrata in famiglia e che per giunta l’Inps reclamava la restituzione di 8500 euro già percepiti.
Tutto un equivoco, come si sarebbe scoperto mesi dopo: nel frattempo, però, la decurtazione era rimasta in vigore. “Era periodo Covid e mio figlio ha iniziato a fare telefonate e mandare mail, senza ottenere risposte” ha spiegato la donna, confermando la versione di lui: “Già mesi prima - ha precisato l’allora responsabile dell’ufficio relazioni col pubblico dell’Inps - erano arrivate mail del medesimo tenore, ma inferiori in numero. Per questo avevamo soprasseduto: a novembre, però, ha cominciato a tempestare anche le agenzie dell’Inps sul territorio”. L’imputato si è difeso facendo notare che le 252 mail erano in realtà distribuite su cinque caselle postali differenti: “Non credo di aver interrotto il servizio di un ente nazionale per una cinquantina di mail. Non si è trattato di un mail bombing, cercavo di ottenere attenzione. Se avessi ricevuto anche solo una risposta automatica avrei subito smesso: avevamo il terrore, dati i tempi lunghi dell’Inps, che questo dimezzamento si protraesse per lungo tempo”.
La spiegazione è servita a convincere il pubblico ministero Alessandro Bombardiere, che ha chiesto il non doversi procedere: “Un turbamento l’ha creato perché il personale era scarso e le mail andavano gestite, tuttavia non si può dire abbia impattato sulla funzionalità dell’ufficio”. Bisogna tener conto, ha precisato il pm, dello stato di esasperazione “dovuto anche alla circostanza eccezionale del Covid e all’impossibilità di avere un contatto diretto con l’ufficio”. D’accordo ovviamente il difensore, avvocato Alberto Bassignano: “È stata una reazione sbagliata, ma esistono comportamenti che pur se inadeguati non costituiscono un’interruzione di pubblico servizio”. Il giudice Elisabetta Meinardi ha quindi pronunciato sentenza di assoluzione per particolare tenuità del fatto.
a.c.
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