Lo sparo da un furgone e poi l’incidente: in ospedale riconobbe chi aveva tentato di ucciderlo
Per il tentato omicidio a Manta sono a processo due imputati. In aula anche il carabiniere che raccolse la testimonianza della vittima e il primo soccorritoreUn furgone che affianca un’auto per sorpassarla e poi procede per la sua strada. L’auto, invece, sbanda e finisce fuori dalla carreggiata, in una bealera. È quanto racconta di aver visto il testimone di un tentato omicidio avvenuto a Manta nell’ottobre del 2023. Vittima un muratore albanese di 28 anni, sarebbe stato colpito da un suo connazionale 29enne, Altin Jakini, oggi a processo col presunto complice.
Secondo la ricostruzione accusatoria, Jakini avrebbe sparato dal furgone dopo che il veicolo si era affiancato all’automobile guidata dal 28enne, lungo via Stazione. “Sono stato soccorso da un signore, io ho detto che mi avevano sparato” ricorda la vittima, raccontando di un precedente chiarimento con Jakini: “Pensava che io avessi una storia con la sua ragazza. Lei mi aveva aiutato con i documenti, la patente, niente di più”. L’automobilista che lo soccorse dopo averlo visto uscire di strada, invece, non ricorda che avesse menzionato lo sparo: “Ho tentato di tenerlo vigile e farlo parlare, gli ho chiesto come stava e lui ha detto qualcosa come ‘mi ha sbattuto fuori strada’. Ma non ricordo le parole precise”.
Il testimone quel mattino stava accompagnando suo figlio a scuola: erano all’incirca le sette e venti. L’auto su cui viaggiava arrivava in direzione opposta rispetto al furgone e all’altra macchina: “L’impressione è che fossero in una fase di faticoso sorpasso, ma abbastanza affiancati. A un certo punto ho visto l’auto andare giù nel fossato”. Il guidatore spiega di non aver fatto caso a eventuali rumori: “Avevo l’autoradio accesa e parlavo con mio figlio. Il furgone non era così vicino da creare pericolo”. Si trattava, a quanto ricorda, di un veicolo di colore blu e piuttosto datato. Il giovane ferito dallo sparo, che lo aveva colpito sotto l’ascella, dice di aver visto più volte il furgone di Jakini quel mattino: l’ultima volta dopo aver imboccato via Stazione, uscendo da Manta. Aveva accelerato e sorpassato un’altra auto: “Si è messo dietro di me, aveva i fari abbaglianti accesi, poi mentre mi sorpassava ho visto il fuoco del colpo di pistola che ha spaccato il vetro”.
Il primo a raccogliere la versione della vittima, in ospedale a Cuneo, è stato il maresciallo Demis Lisciandrello del Nucleo Investigativo dei carabinieri. L’albanese era in procinto di entrare in sala operatoria quando gli investigatori, previa autorizzazione di un medico, erano arrivati in terapia intensiva per registrare le sue parole: “Era sul letto e lamentava forti dolori allo sterno, ma era vigile e cosciente. Ha detto di essere stato colpito da un suo conoscente. A un certo punto abbiamo interrotto la trascrizione perché una dottoressa ci ha allontanati, dovevano operarlo”. L’istruttoria proseguirà il 9 aprile.
Andrea Cascioli

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