Lo stalking corre sul filo del telefono: condannato per le minacce all’ex moglie
Il giudice ha subordinato la sospensione della pena alla frequentazione di corsi anti-violenza: “Sbarravamo le porte con i mobili” raccontano l’ex moglie e l’ex suoceraUn anno di reclusione, a pena sospesa purché il condannato segua specifici corsi di recupero, con frequenza settimanale. Più gli assegni di mantenimento - per un totale di 17.500 euro - mai versati dal 2021 a oggi. È la sentenza che il giudice Alberto Boetti ha pronunciato nei confronti di un uomo residente in Sardegna, finito a processo a Cuneo dopo la denuncia dell’ex moglie.
Uno stalking durato mesi, il suo, con una caratteristica: correva sul filo del telefono, data la distanza tra la sua residenza e quella della ex, tornata ad abitare a casa dei genitori con il figlio di pochi anni, in un paese del Saluzzese. “Non c’è stata violenza fisica ma violenza morale sì e anche tanta. Sono molteplici le telefonate e gli episodi raccontati dalla persona offesa, insieme ai messaggi minatori” ha sintetizzato il pubblico ministero Anna Maria Clemente, prima di chiedere una condanna a due anni e quattro mesi. L’ex moglie conferma: “Non ci sono state violenze fisiche ma psicologiche: penso sia peggio, perché uno schiaffo ti passa”.
Frasi come “vi strappo il cuore e me lo mangio”, la minaccia di “caricare il bambino in macchina” e poi tornare in casa ad “ammazzare tutti”, condite da insulti di vario genere anche durante le telefonate con il bambino, all’indirizzo della mamma e della nonna del piccolo. Gli “avvertimenti” erano presi sul serio, dice l’ex suocera: “Contro la porta della sala, alla sera, mettevo il divano perché non entrasse. Abbiamo piazzato mobili di ferro a tutti gli ingressi e il lucchetto alla terrazza: questa era la nostra vita finché non è arrivato il divieto di avvicinamento”. La famiglia aveva perfino deciso di prendere un nuovo cane, per fare la guardia a casa. Il motivo? “Il cane di prima conosceva il mio ex marito” spiega la donna.
In aula lei ha ripercorso l’intera storia della relazione, le difficoltà ad ambientarsi in Sardegna, la decisione di lasciare il compagno quando lui si era licenziato dal lavoro, in periodo Covid, senza dirle nulla: “Mi rispondeva ‘se non ti sta bene fai le valigie e vattene, ma il bambino di papà sta con papà’”. Invece anche il figlio era arrivato in Piemonte con la mamma: “Non l’ho mai messo contro suo padre - assicura la donna -, non raccontavo nulla: dicevo solo che il padre era lontano”.
Il pm ha parlato di “un crescendo di aggressività verbale” nei messaggi, registrati dalla persona offesa e riprodotti in aula. “Minacce plurime e non estemporanee, confermati dai testi e dai messaggi prodotti” ha ribadito il difensore di parte civile, parlando di “un perdurante e grave stato di ansia, che si sostanzia in una preoccupazione per l’incolumità propria, del bambino e dell’intera famiglia”. Per la difesa, invece, si trattava di “espressioni anche volgari che sono parte del suo retaggio culturale”, ma nulla più di semplici ingiurie da parte di un uomo “vistosi privare illegittimamente della genitorialità”.
Andrea Cascioli
SALUZZO violenza sulle donne - stalking - donne - Cronaca - processo