Minacce velate per la restituzione di un debito da 60 mila euro: "Sono andata in difficoltà"
In aula parla la vittima, chiamata a saldare per l’ex compagno: "Ho dovuto vendere il furgone, non feci subito denuncia per paura delle conseguenze"Doveva pagare la metà del prestito dell’ex compagno, questa era la richiesta di D.D. alla parte offesa. Non si trattava di una cifra modesta, bensì di 60 mila euro. Una cospicua somma di denaro che era stata chiesta dall’ex compagno della parte offesa per far fronte ad una serie di debiti, contratti con alcune banche della zona con la sua azienda privata. La donna non fece mai domande a riguardo, dato che lui le aveva spiegato la situazione. Le vicende si sono svolte nel Saluzzese, le richieste da parte dell’imputato sono iniziate verso novembre 2023, quando l’attività di lei era già in difficoltà: “D.D. si presentò al negozio, io ero assente. C’era mio fratello. Lui gli aveva lasciato il mio numero di cellulare. Al telefono non spiegò nulla, mentre all’incontro faccia a faccia parlò del debito, condiviso: 30 mila da parte del mio ex e 30 mila miei. Nonostante le spiegazioni l’estorsore aveva insistito, con velate minacce come 'so dove abiti', 'che bella macchina che ha tuo fratello'. Ogni volta che rifiutavo diceva 'non farmi diventare cattivo'”. Il tutto facendo riferimento, sostiene l’autrice della querela, al fatto che avesse degli altri processi a carico.
Davanti a questa situazione la presunta vittima non aveva potuto fare altro che prendere tempo. “A febbraio 2024 avevo ripreso a lavorare presso un’altra attività e lui si era fatto più insistente. Una sera era venuto sotto casa di mia mamma con il figlio. Io lui non l’avevo mai visto. Per cercare di fargli capire che volevo collaborare gli feci vedere il garage, all’interno avevo l’attrezzatura del negozio: non stavo cercando una scusa”. Proseguendo, la donna ha spiegato che i pagamenti sono iniziati dal febbraio 2024 e da marzo hanno assunto cadenza mensile. La richiesta iniziale era di almeno mille euro al mese, anche se in seguitola domanda si era abbassata a 400 euro al mese. A volte i pagamenti avvenivano due volte al mese, quando la quantità di denaro non soddisfaceva l’imputato.
Una situazione che aveva spinto la parte offesa a vendere anche un furgone: “Nel momento in cui sono andata in difficoltà non riuscivo più a pagare l’assicurazione del veicolo. D.D. si era offerto di comprarlo e venderlo a terzi, il ricavato sarebbe stato scalato dal debito”. Una situazione che è proseguita fino a novembre, quando la debitrice ha deciso di sporgere la denuncia ai Carabinieri di Verzuolo: “Avevo paura delle conseguenze, che ci perseguitassero. Ci avevo pensato tante volte a presentare la denuncia”. Da qui è partita l’operazione che ha portato al fermo dell’imputato a dicembre 2024, come confermato da un’altra testimonianza del carabiniere Roberto Besante: “Si è presentato presso l’abitazione e si è trattenuto. Qui è avvenuta la consegna del denaro, già fotocopiata come prova, la somma era di 600 euro. Io sono uscito dietro di lui, ma era stato già fermato dalla pattuglia. Si intravedeva la busta e abbiamo constatato che era la stessa somma”.
L’8 maggio ci sarà la prosecuzione dell’udienza, dove saranno ascoltati i testimoni della difesa.
Piero Coletta

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