Revello, sprangate a un anziano dopo un rimprovero sul lavoro
Il 77enne aveva richiamato un dipendente dell’azienda agricola gestita dai figli. L'uomo l’ha preso a testate e picchiato con una sbarra di metalloEra nata da un’osservazione su un lavoro non svolto la discussione tra il dipendente di un’azienda agricola di Revello e l’anziano padre dei titolari dell’allevamento. Discussione degenerata in un violento alterco quando C.T., cittadino rumeno, ha aggredito il 77enne E.D.P., colpendolo con una testata e con una sbarra di metallo.
L’uomo è stato licenziato dall’azienda per cui lavorava da sei anni ed è finito a processo per lesioni personali aggravate. La lite, svoltasi in una stalla nel luglio del 2017, era scaturita dalla richiesta di occuparsi di uno dei tori: E.D.P. riteneva che non fosse stato abbeverato a dovere e aveva chiesto a C.T. di provvedere. Quest’ultimo, già in cattivi rapporti con il padre dei suoi datori di lavoro, avrebbe reagito con violenza a quello che aveva interpretato come un brusco e sgarbato comando.
L’anziano affermava di essere stato dapprima colpito con una testata al petto e poi, una volta rialzatosi da terra, con una spranga che C.T. aveva raccolto nel capannone. Le lesioni riportate, tra cui una frattura all’alluce del piede destro, sono state giudicate dal medico legale guaribili in 35 giorni e compatibili con i colpi di un oggetto contundente. L’infrazione all’osso sacro sarebbe invece conseguenza della caduta all’indietro dopo la testata.
A sostegno della parte offesa, assistita dall’avvocato Marco Camisassi, anche la testimonianza di un altro dipendente dell’allevamento, che era sopraggiunto pochi istanti dopo trovando E.D.P. dolorante e insanguinato e il suo presunto aggressore sul posto con la spranga in mano. Già in un’altra occasione, ha sostenuto E.D.P. durante il processo, C.T. l’aveva minacciato puntandogli un coltello alla gola.
L’imputato ha negato ogni responsabilità, riconducendo la denuncia all’ostilità personale e più volte manifestata del suo accusatore, che già in passato aveva suggerito ai figli di licenziarlo. Più di una volta C.T. era stato richiamato sul lavoro “con atteggiamento padronale e arrogante” secondo il suo difensore, l’avvocato Antonio Vetrone, che ne ha chiesto l’assoluzione.
Il pubblico ministero Raffaele Delpui ha invece sottolineato “la gratuità del gesto” e chiesto un anno e quattro mesi di pena per l’ex dipendente. La sentenza del giudice Massimo Scarabello si è allineata in sostanza alle richieste del pm e della parte civile: un anno di carcere, con pena sospesa, e 5mila euro di danni da liquidare all’aggredito insieme alle spese legali.
a.c.
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