Saluzzo, derubò un tetraplegico: condannato a otto mesi
L’odioso episodio avvenuto in pieno centro era stato denunciato da Luca Cadorin, figura nota in città e in seguito vittima di un tragico fatto di sangueUn crimine particolarmente odioso quello che il tribunale di Cuneo si è trovato a giudicare oggi (venerdì 24 gennaio), condannando per furto il 23enne A.B.F., originario di Alessandria ma residente a Saluzzo.
Si trattava infatti di rendere giustizia a una persona cui la vita ha riservato molte difficoltà, senza risparmiargli nemmeno il finale più tragico. Luca Cadorin, disabile affetto da tetraplegia spastica, era un saluzzese molto conosciuto in città per la sua passione civile e per la forza d’animo con cui aveva affrontato la sua condizione fisica, riuscendo anche a laurearsi.
Era stato lui a denunciare, nel settembre del 2017, il giovane che in almeno due occasioni aveva cercato di ‘approcciarlo’ sotto i portici, con la scusa di farsi offrire una sigaretta. Con questo espediente aveva sottratto il cellulare di Cadorin, che tuttavia non si era rivolto alle forze dell’ordine. Non pago, aveva ritentato il ‘colpo’ una quindicina di giorni dopo: questa volta però la vittima si era ribellata al sopruso e aveva denunciato il suo persecutore grazie all’aiuto di un amico.
È stato quest’ultimo a ricostruire in aula i fatti: “Stavo passando in auto quando ho incrociato Luca, che mi ha fatto cenno di fermarmi. Appena è salito in macchina mi ha chiesto di accompagnarlo alla caserma dei Carabinieri ma non capivo cosa fosse successo, era molto agitato”. Più tardi Cadorin avrebbe raccontato all’amico che il ragazzo dall’aspetto nordafricano con cui l’aveva visto discutere animatamente aveva di nuovo cercato di derubarlo, dopo averlo infastidito in più occasioni. Entrambi avevano fornito una descrizione corrispondente ad A.B.F., già schedato.
Il riconoscimento è stato confermato in aula dall’amico del derubato, nell’impossibilità di ascoltare la vittima. Luca Cadorin infatti è stato ucciso il 10 dicembre 2018, al culmine di un violento litigio col padre. “Una persona che in vita ha affrontato grandi problemi e che ha avuto, oltre a tutto il resto, la sfortuna di imbattersi nell’imputato” ha riassunto il pubblico ministero Anna Maria Clemente: “A.B.F. si è approfittato di una persona dalla mente lucida ma con evidenti difficoltà motorie, mettendo in atto il furto con una tecnica riscontrata in episodi analoghi”.
Dubbi sull’individuazione sono stati espressi dal difensore, l’avvocato Alberto Crosetto, che ha parlato di “un processo indiziario, pur a fronte di un fatto sicuramente odioso”. Per A.B.F., già condannato a due e dieci mesi per alcuni furti di biciclette, la Procura aveva chiesto la condanna a tre anni e sei mesi per scippo.
Il giudice Alice Di Maio ha invece riqualificato il fatto in furto semplice, fissando la pena finale in otto mesi.
a.c.
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