Seguiva la moglie per chiederle perché lo avesse lasciato: condannato per stalking
L’uomo è stato assolto per l’altra imputazione, il mancato versamento del mantenimento: “Ai miei figli darei il mondo ma non ce la faccio, ora vivo da mia madre”Lei lo aveva lasciato dopo oltre vent’anni di matrimonio, lui voleva a tutti i costi sapere il perché: “Facevo tutto per i figli e facevo tutto anche per lei. Mi sono trovato a cinquant’anni a casa di mia madre, a non vedere i miei figli e a non vedere lei” ha poi raccontato in aula.
Almeno per un periodo, però, quelle telefonate sono state troppe e troppo insistenti, fatte anche attraverso il cellulare di un amico che poi si è ritrovato indagato a sua volta. “Uno stalking concentrato in un lasso temporale e non tra i peggiori, ma sussiste come sussiste il mancato versamento degli assegni familiari” ha sintetizzato il pm Raffaele Delpui. Per lui, un padre di famiglia residente in un piccolo centro del Saluzzese, l’accusa aveva chiesto una pena di 16 mesi. Il giudice Alberto Boetti ne ha comminati sei, a pena sospesa, per il solo reato di stalking. Per il mancato versamento degli alimenti l’imputato è stato invece assolto perché il fatto non costituisce reato.
Nel comminare la pena il tribunale ha riconosciuto anche il vizio parziale di mente. L’uomo infatti è in cura presso un centro di salute mentale da diverso tempo, in conseguenza di uno stato depressivo accertato dopo la separazione: “Prendo una pastiglia al mattino, per tenermi su di morale” ha spiegato davanti al giudice. In merito a quanto la ex moglie ha riferito nella denuncia, ha ammesso, qualcosa di vero c’era: “Non è vero che la pedinassi. Andavo davanti a casa sua per i miei bambini e poi la sentivo per sapere se andasse tutto bene”. Si è discusso, in particolare, di un incontro tra i due in un bar del paese. Incontro casuale, sostiene lui, durante il quale non si sarebbero neanche parlati: “Lei era seduta e io anche, non è successo niente. Non ricordo nemmeno se fosse sola, se la vedevo non andavo a romperle le scatole”.
“Fin dai primi momenti ha cercato di capire la ragione che aveva portato la moglie ad abbandonarlo: non lo ha capito neanche adesso e in udienza lei non lo ha spiegato” ha rilevato nella discussione l’avvocato difensore Alessandra Piano. Alla base della separazione, aggiunge, ci sarebbe un episodio avvenuto tra l’uomo e i colleghi di lei: “Ma non è dato sapere cosa sia successo e perché un fatto del genere determini la volontà di abbandonare un marito con i figli piccoli”. In merito alle condotte contestate, la difesa ha smentito che vi fossero stati appostamenti plurimi sul luogo di lavoro di lei e sottolineato una sostanziale “parità” nelle telefonate: “In sei mesi ci sono 115 telefonate in uscita dal marito alla moglie, ma anche 89 chiamate in entrata: si sentivano abitualmente, per organizzarsi con i figli”.
Quanto ai contributi, sottolinea la legale, il mantenimento era stato pagato in un primo momento e lui aveva cessato di farlo solo quando ha perso il lavoro, dopo essere caduto in depressione: “Appena ha potuto ha sempre versato e adesso ha ricominciato a farlo: la persona offesa ha comunque recuperato ampiamente le somme con il pignoramento presso terzi”. Una circostanza, quest’ultima, confermata anche dal suo assistito: “Ai miei figli darei il mondo ma ora non ce la faccio, vivo da mia madre e non posso nemmeno pagare un affitto. Quando ci siamo separati io lavoravo, poi mi hanno lasciato a casa”.
Andrea Cascioli

bambini - stalking - Famiglia - Cronaca - processo