Spedirono hashish al figlio carcerato, nei guai una coppia di Revello
La ‘modica quantità’ di stupefacente non era sfuggita al controllo degli agenti nella casa di reclusione di Saluzzo, che hanno denunciato i genitori di un pregiudicatoUna sfortunatissima svista o un tentativo di rendere più sopportabile la detenzione al figlio? Dovranno deciderlo i giudici collegiali di Cuneo, davanti ai quali si tiene il processo a una coppia di venditori ambulanti di Revello, A.P. e D.P., accusati di aver cercato di far entrare sostanze stupefacenti nel carcere di Saluzzo.
I fatti risalgono al maggio del 2016, quando gli agenti della Polizia Penitenziaria avevano perquisito un pacco indirizzato a uno dei detenuti, compagno di cella del figlio dei due imputati: “Insieme a un collega ho proceduto alla perquisizione del pacco, alla presenza del destinatario” ha raccontato l’assistente Marco Barale, riferendo di aver trovato al suo interno frutta fresca e vari capi di vestiario.
Tra questi un paio di pantaloni, nel cui taschino erano stati rinvenuti un “pacchetto contenente una sostanza di colore scuro” e un paio di cartine. La sostanza è poi risultata essere hashish e per entrambi i mittenti, il pregiudicato di origini calabresi D.P. e la moglie A.P., è scattata la denuncia che ha portato a due procedimenti paralleli davanti al Tribunale di Cuneo.
Ad avvalorare l’ipotesi che il vero destinatario della spedizione fosse il figlio dei due, G.P., è il fatto che gli indumenti inviati erano di diverse taglie più piccole rispetto a quella indossata dal suo compagno di cella. G.P., oggi 30enne, ha diversi precedenti penali a suo carico ed era stato arrestato pochi mesi prima con l’accusa di aver estorto ingenti somme di denaro al titolare di un bar di Borgo San Dalmazzo.
Le successive indagini, condotte dal comandante della stazione Carabinieri di Bagnolo Rosario Catania, hanno permesso di accertare che il pacco celere era stato inviato dall’ufficio postale del paese: “La signora A.P. - ha spiegato il comandante - è stata riconosciuta dall’impiegata come la persona che ha inoltrato la spedizione, accompagnata dall’altro figlio. Il marito, indicato come mittente, gestisce un banco al mercato”.
L’ultima udienza del processo a carico di A.P. è stata fissata al 22 gennaio 2020.
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