Stalking, troppi appostamenti sul luogo di lavoro di lei: il tribunale lo condanna
“Si trovavano lì per organizzare gli spostamenti del figlio” ha sostenuto la difesa del saluzzese. “Con lui non è mai stata libera” racconta la madre della donnaPedinamenti davanti al luogo di lavoro di lei, scenate di gelosia e una smania di controllo ossessiva. Si chiude con una condanna per stalking la vicenda che ha coinvolto un saluzzese. La condanna emessa dal giudice Francesca Grassi è pari a dieci mesi di reclusione, pena che resterà sospesa in caso di frequentazione di corsi di recupero. Per lui il pm Gianluigi Datta aveva chiesto un anno e sei mesi.
I fatti risalgono al primo lockdown, epoca della definitiva rottura tra S.C., l’imputato, e la compagna con cui aveva convissuto per un quindicennio. La persona offesa ha menzionato anche una minaccia, sostenendo che in quell’occasione il compagno avrebbe estratto alcol e accendino: “Lui la tartassava di telefonate, - ha raccontato la madre di lei - non so se per tenerla sotto controllo. L’ho sempre vista non libera di fare quello che voleva, doveva giustificare dove andava e cosa faceva”. I testi di difesa avevano invece parlato di un altro scenario e di una gelosia manifestata, semmai, da lei nei confronti del convivente.
“Sono testimonianze che poco ci dicono di quello che è avvenuto” ribatte l’avvocato Alberto Summa, patrono della parte civile: “Quanti di noi hanno conoscenza di persone che si sono separate ma non le hanno mai viste litigare, anche pesantemente e con minacce, in presenza di amici?”. La parte civile si era concentrata sulla testimonianza dell’attuale compagno della donna, il quale aveva appuntato anche il numero di targa dell’auto di S.C. dopo essere stato seguito in macchina. L’uomo è stato a sua volta condannato, in un diverso procedimento, per le minacce formulate nei confronti di S.C.: una circostanza rimarcata dalla difesa dell’imputato, rappresentata dagli avvocati Enrico Gallo e Stefania Martino.
“Il pm ha fatto un generico richiamo alle trascrizioni, la parte civile alle emozioni. Bisogna guardare alle prove: la parte civile dice cose diverse da quelle scritte in denuncia e così ognuno dei testimoni” ha affermato l’avvocato Gallo, concentrandosi sull’episodio della minaccia: “Questo fatto non è confermato dai carabinieri intervenuti, che parlano di litigi e di un problema di gelosia della signora nei confronti dell’imputato, non viceversa”. Proprio a riguardo, la difesa ha sottolineato come i carabinieri non abbiano mai trovato accendini o alcol.
Punto focale della discussione e del dibattimento era stata però la presenza dell’imputato davanti al luogo di lavoro della parte offesa: due sole volte in un arco temporale dal 2020 al 2022, sostiene la difesa, in entrambi i casi perché i due si erano accordati in questo senso per i trasferimenti del figlio. La ex compagna aveva parlato invece di appostamenti quasi quotidiani, talvolta nel parcheggio dei dipendenti. In suo favore, a titolo di risarcimento, il condannato dovrà pagare cinquemila euro.
Piero Coletta

violenza sulle donne - stalking - Saluzzo - donne - Cronaca