Un bimbo di quattro anni resta solo in un parco. Il giudice assolve mamma e fratello maggiore
Per l’accusa di abbandono il pm aveva chiesto l’assoluzione. La donna, incinta, era in ospedale: il bambino fu trovato fuori casa al freddo, mentre giocavaNon c’era una volontà cosciente di abbandonare il minore e nemmeno un’incuria così grave da giustificare la condanna. La tesi, già fatta propria dalla procura, è stata accolta anche dal tribunale nel caso di abbandono di minore che vedeva a processo una madre e un figlio.
Per entrambi l’accusa era di abbandono di minore, dopo che il figlio minore della donna, residente all’epoca in un paese della valle Po, era stato ritrovato a poche decine di metri da casa, mentre vagava al freddo. Il bambino, che chiameremo Paolo (nome di fantasia), aveva appena quattro anni e si trovava in un parco giochi, nelle vicinanze dell’asilo infantile. Qui alcune mamme lo avevano notato con indosso solo una canottiera, gli slip e le infradito della mamma: erano gli ultimi giorni d’inverno.
La ex affidataria e baby sitter, chiamata sul posto, aveva preso con sé il piccolo e avvisato i servizi sociali: il nucleo familiare era da tempo seguito dagli operatori del consorzio Monviso Solidale. “Ha spiegato che il fratello lo aveva sgridato perché voleva dormire e lui era andato fuori a giocare” ha riferito la donna al giudice: non è chiaro se fosse stato suo fratello a invitarlo a uscire di casa o se si fosse trattato di un’iniziativa assunta dal piccolo. Quel che è certo è che la madre, in quel momento, era uscita per recarsi in ospedale a Cuneo. La donna era incinta e temeva un possibile aborto. Al suo rientro non aveva più trovato traccia del figlio, tanto da allertare i carabinieri per denunciarne la scomparsa.
“Mi avevano chiesto di non dire nulla sul fatto che sarei andata da loro” ha spiegato in tribunale la baby sitter di Paolo, giustificando così la scelta di tacere alla madre quanto accaduto. Ultimo di sette fratelli, Paolo era l’unico, tra i figli minorenni della signora, a non essere stato allontanato e dato in affido. “Le circostanze sono particolari” ha riconosciuto il pm Luigi Dentis, stigmatizzando la “superficialità importante” del fratello ma ritenendo comunque non punibili le condotte. Il procedimento veniva da una precedente archiviazione, cui si era opposto il gup.
L’avvocato Monica Ambrosino, patrono di parte civile, ha invece ribadito anche in sede di repliche la richiesta di condanna: la madre, ha detto, “non si è recata d’urgenza in ospedale, il certificato medico attesta solo lo stato di gravidanza”. Significativa, a giudizio della legale, una frase che l’imputata aveva pronunciato durante l’esame: “Può capitare a chiunque che un bambino esca di casa”.
Per le difese si è trattato invece di una vicenda ingigantita dal pregiudizio che le altre madri del paese e gli stessi servizi sociali avrebbero nutrito nei confronti della famiglia. L’avvocato Stefania Martino, che aveva parlato di “una congiura contro la signora”, ha precisato: “Ho utilizzato il termine in senso metaforico: abbiamo più persone che, pur avendo il numero di telefono della signora, non hanno chiamato per avvisare che il bimbo si trovava al parco giochi. Nessuno è andato a suonare il campanello dell’abitazione, dove probabilmente il fratello si sarebbe palesato. Sono convinta che se la stessa cosa fosse successa in un’altra famiglia non saremmo arrivati al processo”.
Il giudice Marco Toscano, all’esito dell’istruttoria, ha assolto madre e figlio da ogni accusa perché il fatto non sussiste.
Andrea Cascioli

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