Dopo la lite sfonda il parabrezza di un’auto (a caso). Condannato
L’uomo era stato fermato a poca distanza dalla stazione di Savigliano, di fronte alla quale sono avvenuti i fatti. Decisiva la testimonianza di un residenteAveva litigato con un conoscente, venendo anche alle mani. Subito dopo, per qualche motivo, ha pensato bene di prendersela con l’auto di un incolpevole estraneo, sfondando il parabrezza con un pugno.
La prodezza di M.K., cittadino marocchino, gli è costata un rinvio a giudizio per danneggiamento e una condanna, pronunciata stamani dal tribunale di Cuneo. L’uomo era stato fermato a piedi a Savigliano nelle immediate vicinanze del luogo, piazza Sperino. Aveva una mano insanguinata e una bottiglia di whiskey: i carabinieri, notando la ferita, si erano anche premurati di chiamare un’ambulanza del 118 per le cure del caso.
A indirizzare i militari sulle tracce del maghrebino è stata la segnalazione di un residente della piazza, che dalla finestra di casa sua aveva assistito alla scena: “Era mattino, avevo sentito bisticciare quattro giovani extracomunitari sul marciapiede sotto casa” ha raccontato il testimone, ricostruendo i fatti dello scorso anno. A un tratto, ha aggiunto, uno di loro si era girato e aveva scagliato un pugno contro il vetro di una Punto, parcheggiata su uno degli stalli antistanti il condominio: l’auto è risultata essere di proprietà di un cittadino indiano, anch’egli residente nel palazzo. Il teste aveva subito chiamato il 112, descrivendo il vandalo come un ragazzo di origine nordafricana, con camicia a fiori, bermuda e zaino sulle spalle: “Dopo il diverbio e la rottura del vetro, li ho visti scappare tutti e quattro verso la stazione” ha precisato.
Il sospetto, una volta fermato, era risultato privo di documenti. Ai carabinieri aveva fornito le sue generalità, poi era stato fotosegnalato e identificato in caserma. Per lui il pubblico ministero ha chiesto la condanna a quattro mesi di reclusione. Il difensore ha invece avanzato dubbi sul fatto che il parabrezza fosse stato colpito volontariamente anziché a seguito della colluttazione, chiedendo di conseguenza l’assoluzione dell’imputato.
Il giudice Lorenzo Labate ha condannato M.K. alla pena di sei mesi di reclusione.
a.c.
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