La denuncia di una mamma: “La prof di sostegno ha avuto rapporti sessuali con mio figlio”
Con il quattordicenne la docente 36enne avrebbe intrapreso una vera relazione, durata mesi. La sorella del giovane trovò foto compromettenti sul cellulareNon sarebbe stata una “sbandata” ma una vera e propria relazione, quella che una docente delle scuole medie di 36 anni avrebbe intrapreso con un suo allievo quattordicenne. Ora la donna, residente a Savigliano ma all’epoca in servizio in un altro comune, deve rispondere di abusi sessuali su minore e stalking.
A scoprire che qualcosa non andava era stata la sorella dell’adolescente: “Un pomeriggio mi ha raccontato che c’era stato un bacio con la sua professoressa di sostegno, a casa di lei” ha riferito la ragazza ai giudici. Da molto tempo, ha aggiunto, suo fratello era teso e poco presente: “Aveva preso a stare spesso fuori casa, anche di notte, diceva che andava con i suoi amici o che dormiva sulle panchine. Un giorno però abbiamo trovato i peli del cane della prof sui suoi vestiti”. Pochissime le confidenze di lui, a parte quella relativa al bacio. Abbastanza, però, da indurre la sorella a cercare di far chiarezza: “Un giorno, mentre faceva la doccia, ho sbloccato il suo telefono e ho visto i messaggi che si scambiava con l’insegnante. Nella galleria c’erano foto di lei con addosso solo una camicetta nera e le parti intime esposte”.
Di questa scoperta era stata messa al corrente la madre del quattordicenne, autrice nel gennaio 2018 della denuncia da cui sarebbe scaturito il processo. L’insegnante di sostegno era stata affiancata all’alunno a inizio anno scolastico, per aiutarlo a far fronte ad alcuni problemi di apprendimento. Quando era emersa la possibilità che il ragazzo affrontasse l’esame di terza media da privatista, lei si era offerta di seguirlo a casa: “La situazione - dice la madre - un po’ per volta si è fatta anormale. La professoressa era molto disponibile ma troppo invadente. Si giustificava dicendo che voleva essere un punto di riferimento, perché aveva già lavorato con adolescenti che avevano problemi analoghi. Voleva il mio consenso a vedersi anche fuori dal contesto scolastico, magari per andare al cinema o a mangiare qualcosa”.
L’allievo, dal canto suo, avrebbe incominciato a trattenersi sempre di più a casa della 36enne: “L’accordo era che si vedessero al pomeriggio, lui andava e tornava in pullman. Una sera non è rientrato e mi sono preoccupata: aveva il cellulare spento. La prof mi ha detto di averlo accompagnato alla fermata del bus, poi che era con amici e gli avrebbe parlato per convincerlo a tornare. Ho continuato a chiamare mio figlio, alla fine gli ho scritto un messaggio dicendo che sarei andata dai carabinieri. Mi ha risposto la professoressa dal proprio cellulare, ha detto che era con lei ma non voleva tornare a casa”. Recatasi in caserma a segnalare l’accaduto, la madre avrebbe rivisto suo figlio solo il mattino successivo.
Dopo quella volta, aggiunge la teste, ci sarebbero state altre assenze notturne senza spiegazioni: “Ha cominciato a comportarsi in modo strano, passava serate intere al telefono con lei ed era diventato molto scontroso con me”. Poi la scoperta di quelle foto, dei messaggi con vezzeggiativi come “cucciolo” o “amore” da parte di una donna di vent’anni più grande: “Un po’ per volta le cose sono emerse, dopo la denuncia e l’interrogatorio in Procura mi ha parlato anche del fatto che avevano avuto rapporti sessuali”. Ciò sarebbe accaduto in almeno tre o quattro occasioni, stando a quanto raccontato da lui. Perfino il legame sentimentale con la figlia della professoressa, sua coetanea, sarebbe stato sfruttato dalla donna per creare altre occasioni di incontro.
Sui riscontri relativi alle foto si è espresso il luogotenente dei carabinieri di Saluzzo Fabrizio Giordano. Nel corso di una perquisizione, ha spiegato, era stato evidenziato che i tatuaggi dell’indagata corrispondevano alle foto inviate sulla chat di Instagram al minore: “Non si vedeva il volto della mittente, ma parte del corpo. In alcune la donna era in pose erotiche”. Il profilo da cui erano state inviate, inoltre, riportava come nominativo uno pseudonimo e due coppie di numeri, corrispondenti alle date di nascita di lui e di lei. “Ha continuato a contattare mio figlio anche dopo la denuncia - aggiunge la madre del ragazzo -, gli chiedeva cancellare tutte le conversazioni tra loro: creava altri profili social per poter comunicare con lui”.
Il 16 marzo il processo continuerà con l’audizione dei restanti testi dell’accusa.
a.c.
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