L’automobilista morì contro un tir dopo aver invaso la corsia opposta, assolto il camionista
Nello schianto sul rettilineo di Levaldigi perse la vita un 47enne bulgaro. La perizia ha dimostrato che la velocità del camion non poteva influire sugli eventiNon avrebbe potuto evitare lo schianto mortale in cui perse la vita l’automobilista che arrivava dalla corsia opposta, nemmeno se il suo camion avesse viaggiato a una velocità inferiore. Per questo motivo M.N., 54enne di origini senegalesi residente a Centallo, è stato assolto dall’accusa di omicidio stradale.
L’uomo era alla guida del tir che nella prima mattina del 27 luglio 2020, lungo il rettilineo della Statale 20 a Levaldigi, impattò in traiettoria quasi frontale contro la Mazda 6 guidata da Biser Tsvetkov. A invadere la corsia opposta era stato l’automobilista, un 47enne bulgaro residente a Orange, in Francia, dove era diretto al momento del tragico schianto. A provocare lo sbandamento fatale potrebbe essere stato un colpo di sonno, dal momento che già da molte ore il 47enne stava guidando senza interruzioni. Per lui non c’era più nulla da fare all’arrivo dei soccorsi.
Nessun accertamento ha potuto stabilire quale fosse la velocità della Mazda. Circa il fatto che il camionista avrebbe potuto evitare l’urto, decelerando, si è mostrato scettico anche il perito dell’accusa, ingegner Lorenzo Giordano. È verosimile anzi che in caso di improvvisa decelerazione l’urto si sarebbe concretizzato in posizione ancora più frontale e con gli stessi esiti, ha precisato il consulente. Per il sostituto procuratore Pier Attilio Stea, la perizia è stata determinante nel domandare l’assoluzione dell’imputato: “Se anche avesse mantenuto il limite dei 70 chilometri orari fin dall’inizio non si sarebbe evitato l’urto e forse questo avrebbe avuto conseguenze anche peggiori”. Alle conclusioni si sono associati i difensori del responsabile civile e dell’imputato: quest’ultimo, l’avvocato Antonio Bellu, ha anche rilevato il tentativo del camionista di porre in atto una disperata manovra. “La massa dei due mezzi in esame è talmente differente che pochi chilometri orari sarebbero stati ininfluenti rispetto alle tragiche conseguenze” ha osservato il legale.
Solo il patrono di parte civile ha fornito un’interpretazione differente: “Il camionista non ha ottemperato al limite di velocità, pur avendo avvistato l’auto dalla distanza di 600 metri” è stato rilevato. Il giudice Emanuela Dufour ha comunque ritenuto insussistente il nesso tra la condotta di guida e l’evento, assolvendo l’imputato perché il fatto non costituisce reato.
a.c.
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