Savigliano, chiede il patteggiamento il giovane che investì un ciclista 41enne
Al volante di un’Audi travolse un operaio rumeno, padre di dieci figli. L’avvocato di parte civile denuncia: ‘In due anni l’assicurazione non ha pagato nulla’Si sarebbe dovuta discutere nell’udienza odierna, davanti al tribunale di Cuneo, la causa che vede imputato il giovane F.P. per il reato di omicidio stradale.
L’imputato, allora 23enne, è responsabile dell’incidente stradale che la sera del 6 luglio 2017 portò alla morte di un operaio agricolo di 41 anni. Aurel Badalache, cittadino rumeno, stava percorrendo in bicicletta la Strada Provinciale 156 nel comune di Savigliano quando venne investito dall’Audi A3 guidata da F.P., morendo sul colpo. Secondo le ricostruzioni, l’automobile avrebbe colpito la bicicletta mentre Badalache si accingeva a svoltare, all’altezza della frazione San Salvatore.
Al guidatore dell’Audi era stato contestato in un primo tempo solo il mancato rispetto della distanza di sicurezza, ma le conclusioni del perito in seguito all’incidente probatorio avevano portato la Procura a ipotizzare anche un altro profilo di colpa nei confronti di F.P., legato al superamento dei limiti di velocità.
L’imputato, assistito dall’avvocato Dario Ghione, aveva chiesto in un primo tempo il giudizio abbreviato, optando invece per il rito ordinario dopo la formulazione del nuovo capo d’imputazione.
Oggi però ci si è accorti che quest’ultimo contiene un’aggravante relativa alle ‘lesioni ad altri soggetti’: un’accusa insostenibile, dal momento che la vittima del tragico evento è una sola. Il sostituto procuratore Carla Longo ha chiesto perciò di emendare questo errore e il giudice Marco Toscano gliel’ha accordato.
Il punto è che la riscrittura del capo d’imputazione potrà consentire all’imputato di rivedere la sua precedente decisione e optare per un rito alternativo: “L’imputato ha anticipato che formulerà una richiesta di patteggiamento che, in caso di accoglimento, si tradurrà nella mancata pronuncia del giudice penale rispetto al risarcimento del danno alle parti civili, le quali dovranno intraprendere – da capo e a loro spese – un autonomo giudizio civile per vedersi riconosciuto il loro diritto” spiega il patrono di parte civile, l’avvocato Antonio Vallone.
Si tratterebbe di una scelta legittima della difesa, che però - sostiene il legale - rischia di tradursi in una beffa per la famiglia della vittima: “In tutto questo percorso processuale, l’unico risultato è stato quello della compagnia Assicuratrice Milanese che ha ottenuto l’estromissione dal processo”. A distanza di due anni, infatti, non è arrivato alcun risarcimento alla vedova di Badalache, madre di dieci figli, che risiede in Romania e potrebbe trovarsi costretta ad affidarsi a un nuovo procedimento.
Il giudice ha anticipato alle parti che terrà conto dell’eventuale accoglimento della richiesta di risarcimento da parte dell’assicurazione quando dovrà scegliere se accettare o meno il patteggiamento. Il pronunciamento è atteso per la prossima udienza, fissata al 25 febbraio.
a.c.
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