Stalking al femminile: condannata la donna che perseguitava l’ex compagna a Savigliano
Protagonista delle persecuzioni, in atto da anni, è una 40enne lombarda che il tribunale di Cuneo aveva già giudicato colpevole in un altro processoAppostamenti notturni sotto casa, pedinamenti, messaggi continui di minaccia e perfino un’aggressione fisica. È il calvario che da più di tre anni una trentenne saviglianese affronta in seguito a un amore finito, con un particolare che differenzia questa storia da tante altre deliranti vicende dello stesso genere: in questo caso, infatti, a perseguitare l’ex compagna è un’altra donna.
M.B., impiegata quarantenne lombarda, è già stata oggetto di due diversi procedimenti giudiziari davanti al tribunale di Cuneo per le medesime ragioni. Nel novembre dello scorso anno fu condannata a due anni e sei mesi di reclusione per atti persecutori e diffamazione aggravata e continuata verso la sua ex.
Evidentemente questo non è bastato a farla desistere, così come non hanno sortito l’effetto sperato il divieto di recarsi a Savigliano e il divieto di comunicare con la vittima già disposti dall’autorità giudiziaria. Nell’arringa finale, l’avvocato di parte civile ha citato una serie di messaggi che la sua assistita ha ricevuto su una chat solo tra venerdì scorso e ieri notte: “devi bruciare viva”, “guardati le spalle” e altre frasi dello stesso tenore. Le accuse di stalking e percosse contestate in questo processo si riferiscono infatti a episodi avvenuti tra il settembre 2017 e il febbraio 2018, ma lo stillicidio di ingiurie e persecuzioni è andato avanti sia prima che dopo senza mai interrompersi e ha coinvolto anche la madre, la sorella e gli zii della donna. Al culmine di questa spirale la violenta lite avvenuta nel dicembre 2017 in un bar, dove M.B. si era recata su indicazione di un amico sapendo che vi avrebbe trovato l’ex fidanzata: quest’ultima ne uscirà con il naso tumefatto e con labbra e occhiali rotti.
È solo una delle innumerevoli volte in cui l’amante respinta ha percorso gli oltre duecento chilometri che separano la sua abitazione in un paese del Monzese dalla provincia di Cuneo, al solo scopo, secondo la ricostruzione dell’accusa, di distruggere la vita di chi l’aveva lasciata. In un caso si fa accompagnare dalla sua ex convivente, violando il divieto di avvicinamento che le aveva imposto il tribunale. Anche gli inquilini del palazzo in cui vive la donna iniziano a temere le intemperanze della stalker, dopo averla vista aggirarsi per settimane nei dintorni, dormire in auto e appostarsi nell’androne del condominio di notte.
Nemmeno un mese dopo la zuffa al bar, l’imputata addirittura si introduce nell’appartamento in cui abita l’oggetto della sua ossessione, si fotografa e invia quelle che ritiene essere le prove di una ritrovata intimità con l’ex amante alla zia di lei, agli amici e perfino all’avvocato che la difende dalle sue morbose attenzioni. In un’altra occasione arriverà a riempire di scritte offensive una serie di fogli e lanciarli, dopo averli appallottolati, nel giardino dell’amata’. Non sa che a quel punto l’altra donna non può nemmeno leggerli, perché nel frattempo è stata ricoverata in clinica psichiatrica. Le persecuzioni a cui è sottoposta, infatti, minano il suo già fragile equilibrio psicologico e ne aggravano la dipendenza dall’alcol e dagli psicofarmaci. La ragazza fatica a uscire di casa per andare a lavoro, dove accumula assenze continue e cali di rendimento. Alcuni amici, incapaci di sostenerla in questo calvario, smettono di frequentarla per non dover assistere ad altri episodi sgradevoli, mentre in altri casi è lei stessa a rifiutare di intrecciare rapporti.
Tutto questo mentre M.B. solletica la curiosità dei suoi seguaci sui social con dirette Facebook a cadenza quotidiana, in cui ricopre di ingiurie la saviglianese e la sua famiglia. I violenti siparietti virtuali dell’imputata sono più di ogni altra cosa all’origine di pettegolezzi che hanno imbarazzato la vittima e la sua famiglia: “Erano diventate la favoletta di Savigliano” ha dichiarato un testimone in aula. Con i suoi video la donna irride anche i giudici che le hanno imposto di non contattarla più. Un divieto che del resto non è mai stato osservato: i Carabinieri hanno conteggiato ben 443 messaggi inviati in pochi mesi, sempre alternando offese e frasi sconnesse a richieste di chiarimenti e perdono. La difesa, per contro, ha sostenuto che questa fosse solo una parte (superficiale) della comunicazione tra le due, nell’ambito di “una relazione burrascosa ma coltivata, ripresa e lasciata da entrambe, con forte gelosia reciproca e comportamenti eclatanti”.
Ma anche questa volta il tribunale ha respinto l’idea che non si trattasse di stalking bensì di un amore 'turbolento'. M.B. è stata condannata a un anno e sette mesi di reclusione, con 8.450 euro tra provvisionale da pagare alla parte offesa e spese processuali e l’estensione del divieto di dimora a Savigliano fino al dicembre dell’anno prossimo. Nella speranza che nel frattempo cessi finalmente quella che per molti è stata una ‘favoletta’, e per qualcuno un incubo a occhi aperti.
a.c.
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