Largo Audifreddi, ore 15-17
Anche quest'anno Palcoscenico Performing Arts Center wants you!
Domenica pomeriggio appuntamento in Largo Audifreddi con l'happening organizzato dalla scuola di teatroPer celebrare la giornata mondiale del teatro, domenica 30 marzo, in Largo G. Audifreddi, dalle 15 alle 17, Palcoscenico Performing Arts Center ripropone l'happening teatrale in cui gli allievi di tutte le età dei corsi di teatro insieme a pubblico, passanti o curiosi che vorranno prendere parte all'iniziativa metteranno in scena un lavoro teatrale dove protagoniste saranno le fiabe. I partecipanti, lavorando sull'improvvisazione, cureranno ogni aspetto della rappresentazione finale, dalla drammaturgia alla scelta dei costumi, dalla regia all'interpretazione sul palco. A coordinare i lavori gli insegnanti di teatro e curatori dell'iniziativa Francesca Elena Monte e Cece Mannazza con i quali, a distanza di un anno, abbiamo fatto una chiacchierata per fare il punto della situazione, per parlare di funzione sociale del teatro, di fiabe e scenari attuali...
Palcoscenico torna in piazza con un happening per la giornata mondiale del teatro. Come è andata lo scorso anno? L'iniziativa ha riscosso il successo che vi aspettavate?
FRANCESCA: “L'anno scorso l'iniziativa è stata un successo. Moltissimi tra gli allievi della nostra scuola hanno aderito, portando con sé altri curiosi che hanno a loro volta partecipato. É piaciuto il format che prevede il lavoro condiviso tra persone di età e provenienze diverse. I corsi che teniamo a scuola, per ragioni didattiche, prevedono una divisione per fasce d'età ed esperienza, mentre in questa occasione abbiamo formato gruppi eterogenei. Il risultato delle restituzioni finali è stato di grande impatto: si è sviluppata molta creatività oltre a un grande divertimento col contributo di tutti. Quest'anno ci piacerebbe riuscire a coinvolgere ancora di più il pubblico”.
Portate avanti una visione in cui il teatro torna ad essere strumento con una funzione sociale. Perché è così importante?
FRANCESCA: “La nostra scuola cerca di promuovere una visione del teatro che non si esaurisca nella semplice esibizione e nella gratificazione individuale, pure importanti. Da sempre il teatro ha la fondamentale funzione di raccontare e mostrare le esperienze umane, ai fini di condividere ed educare. Per questo è importante di tanto in tanto 'scendere in piazza' provando ad annullare la distanza tra attore e spettatore. È importante anche far capire che il teatro non è affatto una forma d'arte elitaria come il pensiero comune ultimamente tende ad etichettarlo, ma al contrario il mezzo di comunicazione più immediato e popolare che esista. In questo periodo storico la comunicazione è sempre mediata, artificiale, spesso ingannevole per l'intromissione costante della tecnologia. Riscoprire una possibilità tanto autentica e diretta di stare insieme e capirsi, è fondamentale”.
Ripartire dall'umanità e dalla prossimità è una delle vie percorribili -personalmente credo l'unica- all'interno di uno scenario mondiale sempre più catastrofico. Il teatro salverà il mondo (facendo eco alla celebre frase, molto spesso travisata, di Dostoevskij)?
CECE: “Penso che il problema più grosso con cui ci stiamo interfacciando non sia la guerra (sia per chi la stia o non la stia vivendo). Il problema è la politica. Mancano punti di riferimento, mancano i discorsi, mancano le ottiche di lungo periodo e tutto questo inevitabilmente si ripercuote sulla popolazione. Penso che la scelta politica non riguardi solo chi fa quel lavoro di professione, ma tutti noi. Francamente non so se il teatro salverà l'umanità, sarebbe una bella utopia, il teatro però ci insegna a metterci in discussione , a fare ciò che non vogliamo, a entrare nei panni degli altri, a lavorare sulle nostre emozioni. Penso che l'umanità negli ultimi anni si sia trovata a rispettare valori che non condivide, a fare le cose senza interrogarsi sul perché le fa. Pertanto, in un periodo confuso, prendere coscienza di se e delle proprie emozioni permette di capire meglio gli altri e generare un'umanità più responsabile”.
Tornando all'happening, non più i miti greci ma le fiabe saranno le protagoniste di quest'anno...
FRANCESCA: “Quest'anno si lavora con le fiabe, quindi ancora con degli archetipi. Le fiabe sono state la colonna portante della nostra infanzia con la loro funzione educativa. Grazie ad esse abbiamo imparato a distinguere il bene dal male, a decodificare i comportamenti umani. Le storie che raccontano vengono tramandate dalla notte dei tempi e sono davvero universali, cioè si ritrovano per tutto il mondo in versioni molto simili, con varianti minime. Esse utilizzano una simbologia che somiglia a quella che usa il nostro inconscio per renderci consapevoli di noi stessi e della realtà. Teatralmente parlando, l'universo variopinto e le trame avventurose delle fiabe ci danno la possibilità di giocare tantissimo sulla scena dando libero sfogo alle emozioni e alla creatività”.
La domanda è d'obbligo, visto anche il recente film live action Biancaneve: cosa ne pensate dell'attuale revisione delle fiabe originali - lontana dalle versioni edulcorate dei cartoni animati di Walt Disney - in funzione di un politically correct che è, a tutti gli effetti, censura?
CECE: “Ahahah, i remake... Biancaneve la mamma la chiamò così perché aveva la pelle bianca come la neve, le labbra rosse come il sangue i capelli neri come l'ebano della finestra. Questo era. La società è cambiata nel frattempo, cambiano i punti di vista, i modi di pensare, ma le difficoltà rimangono le stesse. Le fiabe e le favole nascono con un linguaggio semplice per dare modo a tutti di capirne il significato ed imparare la vita. La questione è che alle volte, in virtù di un problema attuale, si dimentichino le origini, il vero significato, ma soprattutto il senso del messaggio: uguale per tutti ricchi e poveri grandi e piccoli, belli e brutti. Nelle fiabe è contenuta una saggezza che è frutto di una coscienza popolare. Il rischio del rifare, se le scelte non sono ponderate (indipendentemente dai motivi di vendita...parliamo di Disney), è che i messaggi si travisino. Grazie alle storie affidate ai singoli gruppi, riscopriremo una coscienza popolare che forse ci può aiutare ad interpretare ad interpretare meglio il periodo in cui viviamo!”.
Francesca Barbero
Le date dell'evento:- 29/03/2025

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