Aspettando Sanrito: Massimiliano Marello
Undici piccole interviste alla scoperta dei concorrenti che saliranno sul palco del "Piccolo Festival di Grandi Canzoni" all'Auditorium Foro Boario il 9 e il 10 febbraioIl 9 e il 10 febbraio, torna “Sanrito -Piccolo Festival di Grandi Canzoni”, quest'anno giunto alla nona edizione. Nell'attesa di ascoltare dal vivo i loro brani, abbiamo fatto qualche domanda agli undici concorrenti che si esibiranno, accompagnati dalla Good Night Orchestra, sul palco dell'Auditorium Foro Boario. Oggi è il turno di Massimiliano Marello (Alba), in gara con "Balene".
Chi è Massimiliano Marello? Come definiresti la tua musica?
“In generale mi definirei un giocherellone: in musica e non, mi piace fare e disfare, provare, mischiare, perdermi e ritrovarmi. Nella vita faccio l’insegnante di scuola primaria, lavoro che amo e che, tra l’altro, mi ha consentito negli anni di coltivare, sperimentare e promuovere la creatività in molte delle sue infinite forme. La musica accompagna la mia vita da sempre; ho suonato per anni in diverse formazioni tra l’astigiano e il torinese (Sogno numero due, Redifiaba, Just Friends, Opus electra) e frequentato diversi generi musicali. Solo recentemente ho iniziato a scrivere e pubblicare canzoni autografe, con le quali, il linea di massima, provo ad esprimere la complessità caleidoscopica dell’essere, per come la sento e la percepisco”.
"Balene" è il titolo della canzone in gara. Quali tematiche affronta?
“Balene è una canzone piuttosto ermetica, credo. Nella mia intenzione, il brano parla della 'prima adolescenza' vista da lontano, con gli occhi di un ultraquarantenne. Ripensata quindi a distanza di molti anni da quel periodo. Cosa che mi ha consentito di accostarmici con uno sguardo più clemente ed affettuoso di quanto non sarebbe stato fino a non troppo tempo fa. Sono scomparsi in questo modo quasi del tutto i riferimenti autobiografici (qualcuno c’è, ma adeguatamente mascherato) a favore di un ritratto per immagini e metafore, certamente meno facile da decifrare ma proprio per questo forse più adatto a risuonare in seno alle diverse sensibilità di chi avrà la bontà di ascoltare. Ho cercato di far emergere da un lato la scoperta dell’espressività, l’incontro con l’altro e la voglia di rincorrere la vita con una certa residua ingenuità infantile, dall’altro la potenza talvolta irrefrenabile ed intrusiva dell’emotività che è propria di questo periodo di vita così cruciale, temuto, e talvolta banalizzato”.
Perché hai deciso di partecipare a Sanrito? È la tua prima volta al festival?
“E’ la mia prima volta al festival! Ho scoperto Sanrito da due o tre anni, alcuni artisti che oggi apprezzo e ascolto sono passati di lì, sono sinceramente onorato di poter prendere parte a questa edizione. Non vedo l’ora, spero solo che l’emozione non giochi brutti scherzi!”.
Il fil rouge dell'edizione di quest'anno sono i sogni. La musica è sogno?
“Penso che le canzoni 'parlino la lingua dei sogni' prima di tutto nella fase del loro concepimento: quando inizi a pensarle, a sentirle, quando sai che ci sono, ma ancora hai paura che ti sfuggano. E onirico può rimanere il loro linguaggio, quando non pretende necessariamente di raccontare un storia, ma offre piuttosto suggestioni, atmosfere, immagini, che, come nel più intricato (o intrigante?) dei sogni, è difficile spiegare logicamente, ma non per questo meno capace di coinvolgere ed emozionare”.
Salutiamoci con il ricordo del sogno che hai fatto ieri notte, un tuo sogno nel cassetto oppure uno già realizzato...
“A ricordare sogni notturni sono sempre stato pessimo: ma non ditelo al mio analista, che poi si accorge del bluff! Il sogno ad occhi aperti è senza dubbio quello che sto tentando di realizzare insieme ai quattro splendidi amici e musicisti astigiani con i quali da diversi mesi sto costruendo uno spettacolo che sarà pronto a partire dalla primavera. Sono un 'orso di tana', amo il lavoro in studio, mi piace scrivere, arrangiare, registrare canzoni. Ma ora la voglia di condividere da vicino questo repertorio con persone desiderose di ascoltare è davvero tanta”.
Francesca Barbero
CUNEO Sanrito - Massimiliano Marello