Il vento di montagna
A dieci anni dalla morte, un omaggio a Sergio Arneodo, scrittore e poeta di CoumboscuroSergio Arneodo è stato uno degli esponenti più autorevoli della cultura delle valli cuneesi. Appassionato cultore e difensore della lingua e della cultura provenzale alpina, con il suo movimento, “Coumboscuro”, ha seguito un approccio molto diverso da quello di altri movimenti come “Ousitanio vivo”. Famose le diatribe tra provenzalisti e occitanisti, incarnate anche a livello musicale da due formazioni di successo, “Li Troubaires de Coumboscuro” e i “Lou Dalfin”. Altri tempi, ormai avvolti da un’aura quasi mitica. Oggi la cosiddetta “questione occitana” ha perso la centralità che pure ha avuto fino a qualche anno fa nel dibattito culturale e politico delle valli. Sopravvive nei balli occitani (meno numerosi), nella segnaletica, nei festival, nell’attività di associazioni ed enti preposti alla difesa della lingua e della cultura occitane. Perso del tutto il peso politico della questione, fortemente ridimensionato l’impatto sui giovani e sul “grande pubblico”, che si risveglia in occasione di eventi come “Occit’amo”. In ogni caso Sergio Arneodo è stato fin dagli anni Cinquanta un precursore della difesa e della valorizzazione del provenzale/occitano alpino e, più in generale, della civiltà alpina, in particolare di quella delle valli cuneesi: nel 1951 pubblicò "Vento di Montagna", un’antologia di racconti in lingua italiana fra verismo e surrealismo, che vinse il premio “Gastaldi” a Milano. Nel 1956 diede vita a "Coumboscuro", gruppo spontaneo d'avanguardia per l'identificazione della civiltà alpina d'influenza provenzale, e poi al giornale "Coumboscuro", periodico della minoranza provenzale in Italia. Nel 1961 fu fra i fondatori della "Escolo dòu Po", libera associazione di cultura provenzale alpina. Dal 1976 fino alla sua morte, nel 2013, è stato il responsabile del "Movimento Coumboscuro di Autonomia e Civiltà Provenzale Alpina", oggi noto come "Coumboscuro Centre Prouvençal".
Per ricordare Sergio Arneodo a dieci anni dalla sua scomparsa, numerose iniziative: un premio a lui intitolato, che prende il posto del concorso “Uno terro, uno lengo, un pople” che per oltre quarant’anni ha promosso la letteratura in lingua provenzale alpina, rivolto a autori ed editori che producono opere editoriali dedicate alla Alpi ed alla loro civiltà (poesia, narrativa, saggistica). E poi un’interessante iniziativa editoriale di Priuli&Verlucca: una nuova edizione dell’antologia Vento di montagna. Storie dell’altro ieri, a oltre settant’anni dalla prima edizione. "Gli uomini - scriveva Arneodo - non hanno desiderio di ricordi, non nostalgia di purezza, non rimpianto di innocenza, poiché troppe ricchezze hanno creato con le loro mani. Troppe luci hanno acceso sui loro passi. Così hanno dimenticato la vera luce". L’antologia propone sette storie intrise della profonda, severa umanità della gente di montagna, scritte nel periodo del Neorealismo, antesignane di una vasta produzione letteraria sulla vita nelle valli cuneesi. Un’opera di grande interesse per i lettori di oggi, che possono trovarla in edicola a un prezzo di lancio fino al 31 agosto, insieme a “La Stampa”.
"La poesia di Sergio Arneodo – scrive il critico letterario Giovanni Tesio – è testimonianza di un cammino che porta dentro con sé i segni del sacro incarnato nei gesti di una vita vissuta come dono…Vita che s’annoda e che s’annida nei luoghi quotidiani più umili e marginali, ma insieme più rituali".
d.b.
MONTEROSSO GRANA arneodo