La Natura Umana dei Fukuoka
Un pomeriggio dentro la sala prove della band per parlare dell'ultimo disco, una raccolta di istantanee esistenziali in bilico tra rassegnazione e istinto di sopravvivenzaIncontro Paul, Nakai e Mattia, rispettivamente voce, chitarra e batteria dei Fukuoka, in un pomeriggio di maggio. Manca il bassista, Luca, impegnato in uno dei suoi sopralluoghi da geologo. Ci vediamo dentro la sala prove “storica” -che a breve verrà dismessa- situata in un quartiere residenziale di Borgo San Dalmazzo, dove le villette si alternano a palazzi condominiali come quello in cui sto entrando. Varcato il cancello, e attraversato un cortile con i box auto color grigio basalto che si ripetono tutti uguali, arrivo davanti all'ingresso delle cantine della palazzina. Guidata da Nakai entro nella sala prove della band, dove gli altri componenti mi stanno aspettando. Mi guardo intorno. Più che le locandine di concerti del gruppo, mi colpiscono due manifesti di film con Schwarzenegger (in uno è munito di mascherina chirurgica azzurra), la scaletta della band, la fotografia di una ragazza in intimo che fissa chi la osserva, vecchio gadget pubblicitario di una ditta di prodotti e forniture professionali, e un poster con il monologo di Trainspotting (quello che termina con “Choose your future. Choose life"). Una stanza che più tardi si riempirà di punk hardcore e di gocce di sudore. Sono qui per parlare di Natura Umana, l'ultimo disco della band, uscito oggi su tutte le piattaforme digitali, e in vinile, per le etichette Last One To Die Crew, Scatti Vorticosi Records, Pirate Crew Records, Tanto di Cappello Records, Vollmer Industries, DUFF Records, Tuscia Clan-Cantina del Gojo Supporters. I Fukuoka lo presenteranno il 27 maggio nel release party di Caramagna Piemonte, evento organizzato con il supporto di Last One To Die Crew.
Wow, figo questo posto!
Paul: Vuoi una birra? Poi ci trasferiamo fuori, nel 'dehor'".
Un tavolino, uno sgabello da bar, una sedia da ufficio, un'altra sedia da ufficio ma con le ruote e una poltroncina di pelle posizionate all'ingresso delle cantine della palazzina (n.d.r.)
Grazie. Io prendo la poltroncina bianca!
La sedia con le ruote la prende Paul. Mi mostra come lanciarsi dalla rampa d'ingresso sia uno dei giochi della sala prove (n.d.r.)
Ragazzi però se mi fissate così mi mettete in imbarazzo. È la prima volta con una band punk hardcore.
Mattia: "Se vuoi ce ne andiamo".
Risate (n.d.r.)
No, dovete restare. Sapete io ascolto gli Esterina, i Massimo Volume, gli Afterhours, Le Luci della Centrale Elettrica... Insomma avete capito. Ma ho ascoltato il vostro disco e mi è piaciuto molto, come ho anticipato a Nakai. Gliel'hai detto?
Nakai: "Mmm, no".
Mattia: "No, non ci ha detto niente".
Nakai: "Così gliel'hai potuto dire tu direttamente".
Mattia, tu e Luca siete entrati per ultimi nella band.
Mattia: "Sì, un amico mi ha taggato in un post su Facebook: "Cercasi batterista per band hardcore punk". L'annuncio era di Nakai, che ho contattato senza aspettative..."
Come lo guardi, Nakai...
Nakai: "Pronto a correggerlo!".
Mattia: "Non ce ne sarà bisogno (ride n.d.r.). Dicevo che l'ho contattato per sentire i pezzi e sono rimasto colpito. Ci siamo piaciuti e sono entrato nella band. Poi è arrivato Luca quando abbiamo dovuto cambiare bassista. Ed eccoci qui”.
È interessante osservare le vostre dinamiche da boy band ma devo interrompervi. Dobbiamo parlare del motivo per cui siamo qui, cioè del vostro disco.
Paul: "Ma sì... Tanto chissenefotte del disco”.
Risate (n.d.r)
Nakai: "In che senso boy band, scusa?".
Beh, non fate pop ma in fondo siete pur sempre ragazzi.
Nakai: “Ah, in quel senso. Beh, è un genere in cui, in effetti, non c'è molto spazio per le band femminili. Ci sono ma sono più improntate sul punk rock”.
Non era lì che volevo arrivare.
Paul: “Comunque ci saranno diverse quote rosa al nostro release party di Caramagna Piemonte”.
Paul, non usare quella parola. Dai, non farmi incazzare in un'intervista.
Paul: “Era per semplificare... Volevo dire che ci saranno, tra i gruppi di apertura, i Daelirium di Caramagna e i cuneesi Bō Taoshi, band dove i frontman sono due donne”.
Nakai: “Ci sono meno figure femminili sicuramente, ma ce ne sono. Anche se nell'hardcore puro non c'è tutta questa presenza”.
Secondo voi perché?
Mattia: “In generale ci sono meno ragazze che suonano rispetto ai ragazzi. E nell'hardcore è ancora più evidente”.
Nakai: “Rispetto a altri generi l'hardcore è abbastanza chiuso”.
Dovrei parlarne con una di loro.
Paul: “Guarda negli eventi hardcore sui flyer compare spesso lo slogan 'No fasci no machi'. Sicuramente c'è ancora tanto da crescere ma si sono già fatti molti passi avanti rispetto a quando eravamo ragazzini, quando scoppiavano non dico risse ma piccoli scontri, tafferugli tra band. Oggi ci si aiuta e si cerca di fare la scena, cosa che una volta sembrava impensabile. E in effetti la scena è cresciuta”.
Nakai: ”Lo vedi anche dalla partecipazione ai concerti, dove non si vedeva pogare da tantissimi anni mentre adesso è di nuovo una consuetudine”.
Torniamo ai Fukuoka. Il nome non è un riferimento a una città del Giappone ma a Masanobu Fukuoka, botanico e filosofo giapponese, pioniere di un'agricoltura che limita l'intervento dell'uomo. Ci avete scritto un pezzo.
Nakai: "La ricerca del nome è stata faticosissima e quando eravamo ancora con la formazione originale ci siamo scornati per un anno. Fino a quando mi sono impuntato dicendo che non avrei più suonato se ci fossimo chiamati Il grande freddo, nome con cui erano in fissa tutti gli altri ma più adatto a una band indie”.
Paul: "Ci ha ricattato". (Ride n.d.r.)
Nakai: "Fukuoka l'aveva tirato fuori Paul tempo prima. Era stato un amico a parlargli di questo personaggio che non conoscevamo e, quando abbiamo approfondito il significato del suo pensiero, abbiamo deciso di chiamarci così. Anche perché si stava avvicinando la nostra prima data e non avevamo ancora un nome".
Paul: "La parte di connessione che abbiamo trovato più potente e affine con la nostra musica è la sua lotta verso il capitalismo. Masanobu negli anni '70 creò delle comunità dove si viveva di agricoltura, la cosiddetta agricoltura del non fare o permacultura, che è una sua invenzione. Comunità che si staccavano completamente dal sistema, che vivevano della loro economia di sussistenza, disprezzando il mondo globale e la sua deriva. Nel pezzo parliamo di come l'unica via per riappropriarci della nostra vita e staccarci dal capitalismo sia quella dell'autoproduzione. Un concetto importante nella musica hardcore che è autoprodotta, autostampata e che si distacca dalle logiche mainstream".
Il disco è nato dentro questa sala prove?
Nakai: "In realtà buona parte delle canzoni sono nate, quasi nella loro interezza, a casa, durante il lockdown. Prima della pandemia avevamo già iniziato a lavorare su alcuni pezzi e quando ci siamo dovuti fermare abbiamo continuato a farlo, a distanza".
Mattia: "Paradossalmente abbiamo fatto più da casa che in sala prove".
Cosa rappresenta la sala prove per una band? Vi sarà mancata molto in quel periodo.
Nakai: "Se vogliamo fare un paragone rispetto all'agricoltura di cui parlavamo prima, beh, è il terreno fertile da cui nasce tutto".
Paul: "Bravo Nakai! Dopo questa affermazione può finire l'intervista!".
Sì, sono d'accordo! Grazie ragazzi.
Risate (n.d.r.)
Nakai: "A parte questo, nel lockdown la sala prove mi è mancata tantissimo. Non vedere gli altri e non sentire i volumi sono cose terribili per chi, come noi, vive di musica. Ti viene a mancare una valvola di sfogo e fa davvero male”.
Mattia: "Ti viene a mancare quel punto di incontro dove non ci sono solo suoni. La sala prove è anche la band, amici con cui trascorri parte del tuo tempo”.
Paul: "Solo una precisazione: quando Nakai dice che viviamo di musica intende col cuore, non economicamente".
Nakai: "Credo Francesca lo avesse intuito".
Natura Umana è il titolo del disco. Ci vedo qualcosa di straniante. Non lo so, mi sembrano due parole che ti sbattono in faccia che l'uomo è anche natura, un essere animale. Un concetto forse oggi non più così ovvio.
Paul: "Nel vecchio disco -Spaccati di vita quotidiana- non era precisato l'accento quindi ognuno poteva interpretarlo liberamente: spaccàti oppure spàccati". Ci piacciono i titoli che fanno pensare e Natura Umana fa riflettere perché allude sia alla natura umana delle persone, la nostra intima natura, sia alla natura, anche lei in un certo modo umana perché vive di una vita propria e spesso, e sempre più volentieri, cerca di riappropriarsi dei suoi spazi. Anche qui ognuno può vederci quello che vuole".
"É la natura dell'uomo che rende l'uomo animale. Per difendersi deve attaccare" urli in Scogli.
Paul: "In quel pezzo si parla della vera natura dell'uomo. L'uomo primitivo per sostenersi doveva combattere e attaccare, aspetto che oggi si ritrova nell'uomo frustrato che attacca, così, a caso, e spesso dallo schermo di un pc perché in faccia non si ha il coraggio farlo mentre nel limbo del web tutto diventa possibile. Quell'uomo cacciatore oggi si ritrova nell'uomo che tira fuori di nuovo questa rabbia repressa e questo atteggiamento animale. È una riflessione che torna in diverse parti del nostro disco".
Alcuni pezzi sono delle istantanee di stati d'animo, istantanee esistenziali in cui si prende atto dei sentimenti di rabbia, disillusione, delusione, disperazione... Altri pezzi invece trattano di tematiche sociali, politiche e diventano una sorta di denuncia del sistema in cui viviamo, che forse si può ancora combattere. ("Coltiva il tuo orto, vedrai passo passo farai una rivoluzione, dite in Masanobu). Un disco in bilico tra rassegnazione individuale e istinto di sopravvivenza, possibile solo se collettiva.
Paul: “É una bella analisi. Mi piace la definizione istantanea di un'emozione perché quello che cerco di trasmettere quando scrivo è un'emozione forte che ho dentro in quel momento. Cerco di farla uscire e darle un significato che è anche un modo per togliermi i miei problemi di dosso, scrivere mi permette di liberarmene".
Nakai: "La natura dell'uomo emerge più nelle sfaccettature negative se ci mettiamo a analizzare tutti i pezzi ma c'è quella speranza di riuscire a cambiare la situazione. Masanobu ne è un esempio".
Paul:"Sì, c'è questo fondo di speranza. Mi viene in mente Trent'anni, in cui si parla degli anni che passano, della vita che pesa, delle insoddisfazioni e del non aver mai raggiunto nulla degli obiettivi standard che ci vengono imposti dall'etica della nostra società e dal posto in cui viviamo. Ma quel 'A volte ancora ballo' finale è un'apertura verso un futuro che può essere ancora luminoso”.
La parola istantanea non è scelta a caso. La tua scrittura è molto fotografica e si intuisce dalla prima traccia, La pioggia. Lì si parla di lacrime: allora non è vero che i ragazzi non piangono.
Nakai: "Piangono. Anche quelli che fanno hardcore".
Paul: "Si, piangono eccome. Nel momento in cui l'ho scritta ho pianto tantissimo. Quel pezzo è l'istantanea di un pianto liberatorio, mettiamola così”.
Solitudine, vuoto, appassimento... Quanto il vostro disco è figlio di questa provincia?
Paul: "Lo è al cento per cento. Poi, sai, tutto il mondo è paese. Vivi in provincia, dove ognuno sta nel suo piccolo comune e poi ci si ritrova in quello che dovrebbe essere il centro nevralgico, cioè Cuneo. Confrontandosi con band che vivono in altri posti d'Italia, a volte in paeselli che non sai nemmeno bene dove siano, è un aspetto che emerge e tutti hanno questa spinta di fare musica perché non c'è un cazzo d'altro da fare in provincia”.
Nakai: "Si nota la differenza tra chi è cresciuto in provincia e chi in città perché le tematiche che affrontiamo sono molto diverse da quelle affrontate da band di Torino, Milano...".
Paul: "Una provincia che, comunque, continua a regalare emozioni e band di altissimo livello nel panorama alternativo. Credo ci sia un nesso tra le problematiche e la qualità effettiva della musica delle nostre zone. Tutto questo disagio porta le persone a sfogarsi in una produzione artistica più autentica. Ci sono davvero tanti gruppi che si fanno il culo e che stanno spaccando. Prendi "Spazio Varco", lì ne passano parecchi”.
Volete fare qualche nome?
Nakai: "Sono davvero tante e poi finisce che ne dimentichiamo qualcuno”.
E poi si torna alle "risse" tra band. Non voglio responsabilità. A proposito, poi mi fate sentire Lividi? Che parla di un altro tipo di lividi, quelli dell'anima. É la mia preferita.
Mattia: "Te l'avevo detto".
Nakai: "Devi sapere che ci sono due fazioni interne per cui io e Luca sosteniamo sia il pezzo più debole mentre Mattia e Paul il più forte".
Paul: "L'ho scritta in quarantena e ognuno ha composto la sua parte da casa. Ci sono state un sacco di telefonate per costruire la musica. Lì dentro c'è tutta la rassegnazione di quel periodo, dell'essere chiusi e prigionieri nella propria abitazione".
Mattia: "Ci abbiamo lavorato tanto e non è stato facile far convergere le idee perché eravamo distanti e non nella nostra sala prove. Era tutto più complicato..siamo stati una settimana solo sui riff".
In Soluzione, invece parlate del peso felicità.
Naka: “Quel pezzo parte da un giro di basso di Luca”.
Paul: "Volevo parlare di questa depressione dilagante occidentale. La nostra società ci mette di fronte a delle aspettative gigantesche e siamo in continua competizione...Ma poi se ci pensi bene, con chi? Con cosa? Dovremmo semplicemente essere felici di essere noi stessi ma siamo continuamente bombardati da aspettative inutili. E, così, si cerca la soluzione. Che poi spesso è una soluzione, giocando con la polisemia della parola, di sostanze. Ce la fanno pesare la nostra felicità”.
Mattia: “Musicalmente è la easy one dell'album”.
La easy one?
Paul: "Quella 'facile', che quando vedi in scaletta sospiri perché musicalmente, per quello che facciamo, è la più contorta e complessa, quella dove l'errore è sempre a portata di mano".
Peccato manchi il vostro bassista. Avevo una domanda anche per lui.
Paul: “Luca suona veramente bene il basso... mi chiedo perché faccia anche il geologo e non solo il musicista”.
Nakai: "Perché gli piacciono le pietre".
Risate (n.d.r.)
Allora il cerchio si chiude in maniera esatta: Masanobu, la natura, le pietre...
Paul: "Beh, noi siamo gente che preferisce stare in mezzo a un prato che al cemento".
Il fatto che tu me lo dica qui, nell'underground di una palazzina, ha della poesia. Dai, abbiamo finito.
Paul: “Yeah, andiamo dentro così ti facciamo sentire qualcosa dal vivo”.
Anche Lividi?
Mattia: "Sì, tutta la scaletta se vuoi. Dobbiamo fare le prove".
Entriamo. Faccio un'esperienza che non dimenticherò ma ho promesso di non scriverne. Indosso un paio di tappi per le orecchie. Parte un riff di chitarra, Mattia si fonde con la sua batteria e Paul inizia a cantare (n.d.r.)
Per ascoltare Natura Umana: http://www.duffrecords.it/sl/fukuoka/naturaumana/
Video ufficiale di Segnalibro
Fukuoka Release Party: info evento QUI
Francesca Barbero
CUNEO Fukuoka - Natura Umana - punk hardcore